C’è un credo generalizzato: che il giornalismo costruttivo sia il giornalismo delle buone notizie. Non è così e sostengo con fervore il fatto che non è di storie positive tout court che abbiamo bisogno. Sicuramente questo è un tempo in cui l’informazione ci dona una visione della realtà abbastanza faticosa e la sensazione di voler respirare aria migliore si fa strada tra noi. Ma siamo certi che sia la soluzione migliore per noi cittadini del mondo contemporaneo?
Le notizie che raccontano di eroi del nostro tempo e di storie di successo sono certamente un arricchimento e hanno un proprio valore, ma ci fanno correre il rischio di credere che tutto sia semplice e di dimenticare le fatiche che appartengono a ogni percorso. Senza dimenticare le problematiche che – inutile negarlo – esistono nella nostra realtà. Il prof. Martin Seligman, padre della Psicologia Positiva e sostenitore del giornalismo costruttivo, ritiene che questo voler riempire la nostra vita di notizie positive non è la risposta migliore al nostro benessere. Questa sua risposta è arrivata dopo anni di analisi e riflessioni sui pazienti in depressione che si sono rivolti a lui: non è svuotando di negatività le menti delle persone che queste stanno meglio. Il motivo è abbastanza intuibile: pensare che tutto vada alla grande è abbastanza anacronistico e fuori dalla realtà. Come vivere in una bolla: protetti da ogni bruttura ma vulnerabili all’ennesima potenza non appena fuori.
Il prof. Seligman, quindi, sostiene che la chiave è stimolare le persone a osservare ciò che di bello accade nella nostra realtà pur con la consapevolezza che c’è del brutto. Questo implica, nel caso dell’informazione, la proposta di soluzioni e visioni alternative ai problemi del mondo. Tutto ciò che, afferma Seligman, evita l’effetto impotenza che generano le notizie come vengono proposte oggi.
Quale la risposta del giornalismo costruttivo?
Di base è un approccio completamente diverso alle notizie. Si parte dal problema per raccontare anche le risposte possibili e le soluzioni. Tutto in uno stesso articolo e questa è la vera differenza.
Non funziona nutrirsi di notizie negative ogni giorno e fare il pieno di buone notizie una volta alla settimana. Non funziona nemmeno leggere storie di tragedie e problemi in tutte le pagine – cartacee o virtuali – di un media e poi godersi la lettura di una rubrica di storie belle. E non funziona neanche avere un sito di buone notizie a fronte di centinaia di siti che raccontano il peggio della società. Tutto questo non funziona perché alimenta la polarizzazione a cui ci siamo abituati: buono o cattivo, bello o brutto, positivo o negativo. Quello che funziona sono le sfumature, i problemi che raccontano anche soluzioni, le storie che parlano di quanti più aspetti della realtà in cui viviamo.
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