Il cambiamento climatico è uno dei temi più complessi che ci troviamo ad affrontare oggi e che coinvolge più livelli: scientifico, economico, sociale, politico, morale ed etico. Non è più, e non solo, un tema confinato alle pagine di scienza e ambiente ma la grande sfida globale dei prossimi anni nella quale si intrecciano geopolitica e finanza. 

Come si può rispondere al cambiamento climatico?

Due sono le possibilità: mitigazione e adattamento. Mentre la prima ci chiede di ridurre le emissioni di gas serra, la seconda ci spinge a ridurre la nostra vulnerabilità di fronte agli effetti del cambiamento climatico facendo appello alla natura stessa. Il genere umano, del resto, è stato capace di adattarsi attraverso i secoli sviluppando pratiche, culture e abitudini consone all’ambiente in cui viveva.

Di adattamento si occupa Marco Merola, giornalista scientifico ideatore di Adaptation progetto di giornalismo costruttivo internazionale nato per documentare la convivenza tra l’uomo, la tecnologia e la natura nell’era del cambiamento climatico. Un progetto unico nel suo genere a livello europeo.

Come è nata, in te, l’idea di Adaptation?

«Era il 2016, il tema del cambiamento climatico stava diventando sempre più centrale e io volevo occuparmene con un progetto giornalistico più ampio che andasse oltre il singolo articolo. Cercavo un percorso specifico. Il mio obiettivo non era il racconto catastrofico di cui tutti siamo a conoscenza. Desideravo dare una visione integrata, contestualizzata. La mia sensazione è che, su questo tema, sia sempre mancata la condivisione del contesto. Possibile che il mondo sia in attesa perché non viene spiegato nulla? Con Lorenzo Colantoni, giornalista e video maker, e lo studio di giovani creativi The Trip, ci siamo imbarcati in questo progetto importante».

Il cambiamento climatico è un fatto, oggi. L’adattamento è la nostra opportunità?

«Adaptation parte da una domanda: cosa sta facendo l’umanità per salvare se stessa? Gli effetti sono già visibili e percepibili. Sì, il cambiamento climatico è già avvenuto. Non possiamo immaginare di restare immobili come in un fermo immagine e attendere. Dobbiamo adattarci a ciò che è accaduto. L’adattamento è un’opportunità e una speranza concreta. È l’occasione per fare delle riflessioni importanti che non coinvolgono solo il singolo ma le comunità».

Adaptation, quindi, cosa racconta?

«Si tratta di un webdoc che identifica i paesi virtuosi nel mondo e li racconta attraverso testi, immagini, video. È un vero e proprio progetto giornalistico che vuole offrire storie concrete di adattamento per raccontare cosa è possibile fare e come farlo. Abbiamo bisogno di soluzioni e di risposte a quanto è accaduto e viviamo oggi».

Siete partiti raccontando i Paesi Bassi: perché e quale il prossimo Paese?

«L’Olanda è uno degli esempi più virtuosi che ha saputo gestire la sua problematica maggiore: l’acqua e l’innalzamento del livello del mare. È stato il nostro primo racconto pubblicato e ha aperto la strada ad altre storie. Il prossimo Paese che andremo a visitare, grazie ai fondi messi a disposizione dal governo, è Israele: un vero laboratorio per la vita nel deserto che, in molte zone del mondo, è uno degli effetti del cambiamento climatic. Anche nel Sud dell’Italia ci sono territori che desertificano perché diventati aridi. Come è possibile gestire questa situazione? Noi giornalisti abbiamo il dovere di informare e sensibilizzare. Ci sono persone al mondo che hanno trovato metodi straordinari per far fronte al cambiamento climatico e possono essere scalabili in altre aree. Portarli a conoscenza di tutti è l’obiettivo di Adaptation».

Marco Mercola, ideatore di Adaptation.it

Hai citato l’Italia, esistono esempi virtuosi di adattamento nel nostro Paese?

«Esistono molti esempi di azioni concrete da mettere in campo. Milano è una città che sta lavorando molto sulla resilienza e Napoli ha previsto una riqualificazione di alcuni quartieri cittadini e un progetto di forestazione urbana. Si prevede di piantare 3 milioni di alberi entro il 2021.Genova e Torino hanno deciso di procedere all’unisono con Milano. Guardando fuori dalle grandi città la Calabria è una delle Regioni più resilienti d’Italia. Soffre molto il cambiamento climatico e sta combattendo con la desertificazione. Hanno dovuto rispondere alla necessità di risparmiare l’acqua mettendo in campo soluzioni tecniche agricole per ridurre al minimo al dispersione di acqua. Hanno la tecnica di irrigazione utilizzata dagli israeliani: costruire autostrade d’acqua sotterranee con la misurazione della quantità necessaria per ogni singola pianta e l’irrigazione goccia a goccia».

Lo scenario che ci racconti non è lo stesso che percepiamo dai media. Come possiamo documentarci su un tema così importante senza cadere nella trappola della catastrofe a tutti i costi?

«Credo che la prima cosa da fare sia differenziare le fonti. Non leggere solo le singole notizie ma cercare di integrare l’informazione per contestualizzare il tema. È importante non fermarci a quello che apprendiamo ma avere la consapevolezza che sicuramente c’è dell’altro. Non sempre i giornalisti conoscono il tema in profondità, per questo è importante cercare altre voci. Con Adaptation coinvolgiamo esperti, istituzioni e persone comuni: la democrazia dell’informazione è questa».

E nella nostra quotidianità, da singoli cittadini, abbiamo davvero la possibilità di fare qualcosa per contribuire al bene del nostro Pianeta?

«Faccio sempre questo esempio: quando apriamo l’acqua della doccia per farla riscaldare prima di entrarvi consumiamo una decina di litri, quanto è necessario per dissetare i nostri vicini di pianerottolo per una settimana. Questo per dire che ognuno di noi può fare molto anche se abbiamo la percezione che non sia abbastanza. Se svariate milioni di persone lo fanno il cambiamento si nota davvero. Consumare la frutta fuori stagione, altro esempio, è un grande stress per il pianeta. Più è la richiesta di questi alimenti che arrivano dalla Spagna più si intensificano i trasporti. Per questo siamo invitati a preferire frutta e verdura di stagione e la filiera corta. A volte sbagliamo inconsapevolmente ma è bene cominciare a sapere cosa possiamo fare. I nostri comportamenti quotidiani devono tornare a essere sostenibili».

Greta Thunberg ci sta facendo riflettere molto sul tema del cambiamento climatico: cosa ne pensi del suo ruolo e del girone mediatico in cui è finita?

«Io credo fermamente che chiunque sollevi un problema e si muova per ispirare gli altri meriti un grande rispetto. Greta, nello specifico, ha la forza di ispirare i ragazzi ed è un bene che ci sia una voce come la sua».

Il primo capitolo di Adaptation che racconta come l’Olanda si è adattata al cambiamento climatico.