«Falli scendere dal piedistallo». Una voce forte e chiara risuona in me ogni volta che leggo storie di celebrità sui media. È stata una lezione che ho imparato lungo il mio percorso professionale e umano ma la trovo di grande utilità. I mezzi di informazione ci presentano di continuo uomini e donne di successo che sembrano avere poteri soprannaturali. Ma quel che ho imparato, cercando di approfondire le loro storie, è che si tratta sempre di persone comuni.

Seguo e stimo tante persone che hanno raggiunto il successo è fatto grandi cose: artisti, imprenditori, creativi, autori. Da sempre amo ispirarmi a chi ha percorso un cammino ed è arrivato a realizzare qualcosa a cui teneva. Da questi personaggi ho imparato cosa significa avere una vision, quali abitudini portare nella mia vita, quale fosse il modo di pensare efficace.

Ma tutto questo l’ho imparato quando ho tolto loro il cappello del mito che io stessa gli ho fatto indossare. E credo sia importante farlo perché, in caso contrario, il rischio è di generare qualcosa del tipo: loro hanno avuto opportunità che io non ho o, peggio ancora, sono più capaci di me.

Non abbiamo bisogno di nuovi eroi

Questi personaggi ci vengono raccontati con le loro storie effetto wow: sono più belli, più ironici, hanno lanciato aziende rivoluzionarie, hanno personalità forti e cucinano come nessuno potrebbe fare. Sono talmente perfetti in un mondo imperfetto che ci appaiono come veri e propri eroi del nostro tempo. Ma noi non abbiamo bisogno di eroi per creare qualcosa nella nostra vita. Abbiamo bisogno di comprendere che alla griglia di partenza, quando veniamo al mondo, abbiamo tutti più o meno le stesse possibilità personali. Al di là di quelle che potranno essere le storie che ci aspettano.

«La vita diventa molto più interessante dopo che hai scoperto una semplice verità, e cioè che tutto quello che hai intorno e che chiami vita è stato realizzato da persone che non erano più in gamba di te. E puoi cambiarlo, puoi influenzarlo, puoi realizzare tue creazioni che altre persone useranno. Una volta imparato questo, non sarai mai più lo stesso». Sono parole dette da Steve Jobs nel 1995 durante un’intervista rilasciata alla Santa Clara Valley Historical Association.

Le storie di chi ce l’ha fatta sono molto interessanti e stimolanti quando riusciamo a far scendere queste persone dal piedistallo su cui le mettono i media e cominciamo a entrare nelle loro teste. A quel punto ci si rende conto che non erano poi così distanti da noi quando hanno iniziato e quel senso di frustrazione svanisce poco a poco.

Si affievolisce anche il pregiudizio su di loro. Per lo più sono persone che hanno faticato tanto per arrivare dove sono  e a noi viene raccontata solo la parte finale del percorso. L’arrivo al traguardo. «Cosa posso imparare da questo personaggio?» è la domanda più efficace da porsi. E non importa se opera in un campo diverso dal nostro: le lezioni di vita arrivano da ogni dove. È un primo passo per smettere di trattare le celebrità come esseri mitologici capaci di destare solo stupore passivo o curiosità morbosa o, peggio ancora, la frustrazione di chi pensa di non farcela.

Sono persone normali che hanno ottenuto risultati straordinari con un impegno che a volte ci sogniamo e una grande forza mentale. Se ci piace adattare il detto «la vita non regala niente ma devi guadagnarti tutto» alle nostre fatiche, perché arriviamo a pensare che non valga per queste persone che ammiriamo o invidiamo?

Guardiamo oltre l’immagine che ci viene proposta dai media. Le storie delle celebrità sono un mezzo efficace per apprendere qualcosa in più dell’essere umano, del successo e delle dinamiche del viaggio nella vita.