Le notizie caricano i lettori di emozioni contrastanti e forti. Se ci esponiamo ai media per troppe ore durante la giornata il rischio è di sentirci sopraffatti dalla paura e dalla rabbia. Se c’è una cosa che ci appare chiara è che al mondo esistono davvero molte cose di cui aver timore. Qualcuno ha condiviso con me anche la sua paura di non potersi salvare di fronte alle difficoltà che l’umanità sta vivendo. Cercando di mantenere la calma, che trovo sempre un ottimo consiglio, quel che possiamo fare  – e ci può davvero restituire una diversa attitudine all’informazione – è ritrovare il senso della prospettiva.

«Nelle arti visive, la prospettiva è la capacità di vedere cose diverse nelle loro autentiche relazioni spaziali: ciò che è lontano appare distante e più piccolo, ciò che è vicino appare prossimo e più grande. Per gli artisti imparare a rendere la prospettiva su tela è stato sorprendentemente difficile e ciò fa pensare che la manovra possa essere altrettanto complessa in altri ambiti della vita».

Alain De Botton.

Proviamo a portare tutto all’informazione. Il senso della prospettiva nella lettura delle notizie significa attivare l’abitudine di confrontare ciò che accade nel presente con le esperienze vissute dall’umanità nel corso della storia. Questo ci consente di contestualizzare, ridimensionare e comprendere meglio un fatto. Ci sentiamo, così, autorizzati a mantenere la calma. Quasi nulla di ciò che leggiamo è nuovo: cambiano le persone coinvolte, i luoghi e qualche dettaglio ma la sostanza resta.

Non siamo alla fine del genere umano per quanto ci possa apparire l’unica strada possibile leggendo le notizie. È mantenendo il senso della prospettiva che possiamo mantenere la calma e renderci conto che il cambiamento avviene sempre lentamente, che intorno a noi non vivono solo persone incredibilmente buone ma nemmeno persone profondamente cattive. E realizziamo anche che l’umanità ha affrontato una crisi dopo l’altra ma oggi ci sembra di più solo perché sappiamo di più. O forse crediamo di sapere.

Niente paura, quindi. Ma nemmeno rabbia. Le notizie sono costruite per generare la nostra reazione. E questo avviene in modo più consistente da quando viviamo tutti una vita virtuale quasi più impegnata di quella reale. La spinta a trasformarci nei fantomatici leoni da tastiera che inveiscono contro chiunque per poi tornare agnelli quando si è smascherati, nasce da un’intenzione chiara. Più che chiederci perché si nota così tanto odio sui social media, dovremmo chiederci cosa lo genera.

Uno dei grandi paradossi del giornalismo è quello di tenere informato il lettore di ogni piccolo evento o dettaglio, di fornire opinioni per aiutarci a costruire la nostra ma, a guardar bene, non ci viene raccontato così tanto. Sembra più unì’illusione del sapere. Non conosciamo i perché che contano in una vicenda e nemmeno quelle opinioni che si celano dietro sfumature. Da che parte stai? È la domanda costante sui media. Noi dobbiamo scegliere e poi scagliarci contro la parte opposta.

Tutto questo si può e si deve evitare. Il senso della prospettiva ci trasforma in persone curiose desiderose di cercare altre fonti. E torno ad affermare che le fonti migliori non sono sempre e necessariamente i giornali più noti e potenti: quelli finiscono per limitare il nostro senso della ricerca perché inconsciamente li riteniamo autorevoli. Le fonti più affascinanti, oggi, sono da ricercare in una firma nel giornale o nei blog di professionisti dell’informazione o specialisti in un settore. Sono loro che possono aiutarci a comprendere meglio per trovare la strada della nostra opinione personale. Mantenendo la calma e il senso della prospettiva.