C’è stato il tempo in cui abbiamo iniziato a familiarizzare con il concetto di fake news. Poi è arrivato quello in cui siamo diventati un po’ più bravi a riconoscerle e a evitarle. Questo è il tempo in cui fake news e Coronavirus ci danno un’altra lezione di giornalismo: occorre fare un passo in più per uscire dall’abitudine dell’etichetta ed entrare in una nuova visione del concetto di notizia falsa.
Come spesso accade quando scopriamo qualcosa di nuovo passiamo dalla sorpresa alla conoscenza fino a diventare pigri a tal punto di attribuire facili etichette. Le fake news sono un tema ricorrente dalla campagna elettorale di Donald Trump e se allora hanno generato in noi l’indignazione, oggi sono diventate un modo per bollare tutta quell’informazione che non corrisponde a quanto sembra evidente.
La giornalista Margaret Sullivan del Whashington Post, in un suo articolo pubblicato un anno dopo la campagna di Trump, scrive del rischio di travisare il concetto fake news. E mai come oggi credo che questo possa diventare evidente.
Il problema vero dell’informazione non sono le fake news. L’ho scritto spesso nelle pagine di questo blog. Il dramma dell’informazione oggi sono le notizie proposte come vere che nascondono falsità e, talvolta, manipolazioni. Sono i titoloni urlati. Perché la fake news è costruita e siamo diventati anche abbastanza bravi a identificarla. Le notizie che vengono trattate con superficialità o intenti polemici e polarizzanti sono pericolose perché non vengono percepite come false e finiscono per influenzare il pensiero di chi legge.
Le ipotesi non sono fake news
In questo periodo storico, che io considero un corso di formazione h24 sul giornalismo e la comunicazione, sta accadendo qualcosa di ancora più subdolo a mio avviso. Accade che le ipotesi scientifiche che disturbano l’equilibro delle informazioni acquisite vengano tacciate per notizie false. Il coronavirus ha portato un grande scompiglio in tutti i settori, in quello dell’informazione ha generato allarmismi, incompletezza di notizie, frustrazione, ansia e paura. Ma ha anche destato confusione là dove uno scienziato ha formulato un’ipotesi che prima è stata tacciata di falsità e poi presa in considerazione per nuove valutazioni.
Se c’è una cosa su cui siamo tutti d’accordo in questi giorni è che stiamo vivendo un periodo imprevedibile. Un continuo divenire che si mostra a noi come un percorso ricco di nuove riflessioni, visioni e ipotesi. Ed è questo che ci deve rendere vigili rispetto a quanto leggiamo e ascoltiamo: alcune sono fake news ma altre sono ipotesi che possono generare nuovi stimoli.
Siamo chiamati a un nuovo impegno: affidarci alle fonti certificate e mantenere un pensiero critico. Tutto questo si traduce in un atteggiamento più riflessivo e attento. Le fake news hanno una propria natura che non ha nulla a che vedere con l’opinione e le ipotesi avanzate da fonti autorevoli. Spesso si tratta di intuizioni. Quelle che ci fanno apprezzare, a posteriori, la lungimiranza di alcune menti.
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