Le notizie sono raccontate dalle persone. Pur applicando le linee guida dettate dalla professione, resta il fatto che nessun giornalista è totalmente esente da processi psicologici involontari che determinano la sua percezione delle notizie. Questo fa sì che lui possa influenzare la storia inconsciamente: lasciando trapelare opinioni, applicando l’attenzione selettiva e utilizzando un linguaggio emozionale che dà colore al fatto. Questa sorta di manipolazione della notizia non avviene una sola volta per lo stesso fatto perché la notizia, prima di arrivare ai lettori, passa attraverso un network di persone.

Lo psicologo Kurt Lewin è stato tra i primi a definire l’esistenza dei punti di accesso alla notizia e delle persone coinvolte nel ciclo dell’informazione. In particolare, Lewin ha identificato 4 punti cruciali del processo informativo in cui vengono prese decisioni in merito a cosa tenere della notizia e cosa lasciare andare.

  • La persona o il gruppo di persone che assistono al fatto. In quello stesso attimo noteranno alcuni aspetti e non altri.
  • Il giornalista che accoglie la notizia per primo. Lui decide su cosa passare oltre, a quali parti dare maggiore enfasi e che forma dare alla notizia.
  • Il capo servizio, capo redattore o direttore che riceve la storia e decide di tagliare, aggiungere o lasciarla così come gli è arrivata.
  • Chi decide la struttura del giornale o del sito: questa notizia avrà una posizione di risalto oppure no? Va sui canali nazionali o sulle pagine locali?

Conoscere il viaggio della notizia è importante per ciò che leggiamo ma anche per ciò che non arriva a noi perché si è fermato a un punto qualunque del percorso. Se non finisce nel piano editoriale allora per noi non esiste. Questa presenza o assenza – con relativi livelli di importanza – determina il modo in cui noi percepiamo la realtà. Sempre se, ovviamente, ci limitiamo a costruirci un’opinione personale solo su quanto viene diffuso dai media.

Tornando alle notizie che vengono riportate, la modalità con cui arrivano ai lettori non solo determina cosa pensare ma anche come pensare.

Naturalmente la selezione delle notizie e dei dettagli raccontati è un passaggio necessario: non possiamo pensare di conoscere ogni singola sfumatura delle centinaia di fatti che accadono ogni giorno nel mondo. Ma la selezione orientata al negativo è il vero problema dell’informazione. Perché in questo modo finiamo per osservare il mondo solo attraverso le lenti delle difficoltà e abbiamo una distorsione della realtà.

Tutte le storie che leggiamo sono costruite. Questo è un fatto su cui dobbiamo soffermarci per accrescere la nostra consapevolezza mentre ci informiamo. Si tratta di un processo necessario: per coinvolgere i lettori, i media devono trasformare i dati grezzi della realtà in un processo narrativo. Erving Goffman, uno dei più influenti sociologi del nostro tempo, parla di uno “schema interpretativo” che, in pratica, trasforma informazioni che hanno un senso in qualcosa di sensato. Un giro di parole per dire che quando viene raccontato un fatto dai giornalisti si fanno delle scelte: foto e parole, frasi intere che descrivono degli aspetti e uno stile narrativo che amalgama il tutto.  

La verità è un tema molto delicato quando si parla di informazione. La riproduzione fedele di ciò che accade non è possibile per le dinamiche che ti ho raccontato. Però è possibile, e auspicabile, che ogni giornalista resti il più vicino possibile alla verità e sia disposto a seguire la notizia per modificare la propria opinione se cambiano i fatti oppure riesca a raccontare diversi punti di vista di uno stesso fatto. Questo è giornalismo costruttivo: onesto, più vicino alla realtà e consapevole che l’obiettività non è possibile quando chi scrive è una persona.

Ecco che qui entra in gioco la responsabilità di chi legge. Conoscere la dinamica con cui le notizie arrivano a noi ci consente di affrontare l’enorme flusso di informazioni quotidiane con il miglior approccio possibile. Ponendosi anche quelle che amo definire le domande costruttive: l’opinione che io ho della realtà dipende da quello che leggo sui media? Che tipo di storie leggo sui giornali? E quali mancano totalmente?

Non possiamo conoscere ciò che non ci viene raccontato così come non possiamo comprendere ciò che non ci viene spiegato. Tutto quello che abbiamo è una versione della realtà, dobbiamo sapere che ne esiste almeno un’altra ma di sicuro molte di più. Il mondo è complesso e la complessità non è cosa che si spiega con un unico punto di vista.

Restare vigili, consapevoli e pronti a cercare ciò che non leggiamo.