«Cara Assunta, vorrei coinvolgere mio figlio adolescente in un percorso di gratitudine». Numerose sono le mail che ricevo da parte di genitori desiderosi di passare ai propri figli l’abitudine alla gratitudine. Quando incontro una mamma o un papà che mi guardano dritto negli occhi e mi dicono: «aiutami a fargli scoprire la gratitudine» sento sempre un forte tuffo al cuore. Perché gli adolescenti ci appaiono incomprensibili, complicati e poco collaborativi. In realtà sono anime in trasformazione che hanno solo necessità di essere ascoltate. Esiste un modo diverso per aprirsi ai ragazzi? E per creare un legame tra gratitudine e adolescenti? Esiste.
Egocentrici. Cosi vengono definiti gli adolescenti. Ragazzi peri quali tutto è dovuto e che non si rendono conto di quanta ricchezza ci sia nella loro vita. Non dicono grazie e non comprendono il valore di ciò che si fa per loro. Luoghi comuni, certo, ma pensieri che affollano la mente degli adulti e che di riflesso arrivano al cuore dei ragazzi.
E se li si osserva, i nostri adolescenti, si notano in loro emozioni spesso contrastanti, frustrazioni, rabbia e solitudine. L’adulto pretende un sorriso ma lui, l’adolescente, non ha per nulla voglia di sorridere. L’adulto consapevole comprende che la gratitudine è la chiave per la felicità personale ma anche per il buon equilibrio familiare. Sa che un ragazzo grato è più positivo, entusiasta e creativo. Ma lui, l’adolescente, non sembra avere nessuna intenzione di mettersi in gioco e di cambiare il suo atteggiamento.
Sembra.
Come possiamo allora attivare questa relazione tra gratitudine e adolescenti?
La prima cosa che è importante consapevolizzare è che una caratteristica dei teenager è la loro necessità di sentirsi autonomi, indipendenti. Vogliono staccarsi dai genitori. Ogni volta che diamo loro un consiglio è come dire “sei ancora legato a me” e questo non viene apprezzato. L’obiettivo più grande di un adolescente è di affermare la propria autonomia e indipendenza.
Va da sé che questa loro necessità rende la comunicazione differente tra quella che si svolge tra adulti. Ma è vero anche che basta cambiare approccio per poter passare ai ragazzi insegnamenti importanti, come la pratica della gratitudine.
Ascoltateli e lasciate che siano loro ad arrivare alla scelta della gratitudine. Non imponetela.
Un’ottima idea è lasciare che siano loro stessi a ideare una pratica di gratitudine per tutta la famiglia. Una nuova abitudine che possa coinvolgere tutti ma che nasce dall’adolescente stesso. Dategli fiducia: «Sei abbastanza grande per scegliere una nuova tradizione di famiglia». Dategli spazio e accettate anche i pensieri di gratitudine che non rispondono alle vostre aspettative.
Gli adolescenti oggi amano fare foto con il proprio smartphone. Invitateli a fotografare ciò che nella giornata li ha resi felici. Se avete una chat di famiglia in Whatsapp condividete tutti una foto che mostra la vostra gratitudine. E’ un lavoro di squadra.
Portateli a riflettere sul lato positivo di una difficoltà. Cosa hai imparato da questa esperienza? Cosa farai la prossima volta che capiterà? Cosa è accaduto di positivo che non sarebbe accaduto?
Soprattutto, siate persistenti. Gli adolescenti resistono a tutto ciò che viene dall’adulto. Voi portate il vostro esempio, mostratevi grati per il panetterie o per il portiere che ha pulito le scale. Ringraziate i vostri figli quando fanno qualcosa per la casa o per un buon lavoro portato a termine a scuola. Chiedete loro di farvi sentire un brano della loro playlist preferita e mostrate la vostra gratitudine perché lo hanno fatto.
Continuate oltre le resistenze perché quando i teenager percepiscono il valore positivo della gratitudine autentica ne trarranno grande benessere come accade a chiunque altro. Lasciate semplicemente che trovino la modalità più adatta a loro.
Il ruolo dell’adolescente è resistere, quello del genitore di aiutarli a diventare esperti di se stessi.
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