Gli esseri umani sono abituati al cambiamento. Nonostante le resistenze che possono farsi strada nella vita di ognuno, quel che è certo è che cambiare ci appartiene. È parte della nostra essenza, della nostra storia. E quando siamo stati capaci di adattarci al cambiamento abbiamo scoperto nuove strade, abitudini ed evoluzioni. Così siamo arrivati a essere gli uomini e le donne che siamo oggi.
In questo particolare momento di pandemia da Covid-19 di cui leggeremo sui libri di storia, abbiamo confermato quanto sia fondamentale adattarsi a nuove abitudini, percezioni e necessità. Prima di mollare tutto e arrenderci, abbiamo compreso il valore dell’adattamento attraverso il cambiamento. Questo è un tema molto interessante che personalmente ho approfondito sul libro “Non mollare, Cambia!” di Laura Carbone. Una donna straordinaria che ha lavorato su di sé a lungo scoprendo di aver bisogno di cambiare, come tutti noi del resto, per poter essere felice. Questo suo lavoro è diventato per me un punto di riferimento che amo sfogliare di tanto in tanto per recuperare il senso del cambiamento e la forza della consapevolezza. Perché Laura racconta che parte tutto da lì. Dall’essere consapevoli.
Cambiamento: una questione di consapevolezza
«La consapevolezza da’ la forza: sembra una frase da Jedi!
Nel 2006 il mio processo di cambiamento è iniziato grazie ad un libro, che mi ha aperto finalmente gli occhi, e mi ha reso consapevole che ero (e sono) io a dover cambiare, non il mondo. Quel libro mi ha insegnato che i valori sono la nostra struttura portante: metterli al centro delle nostre scelte, renderli la bussola che indica la via in ogni percorso della nostra vita, è il primo passo per “fare pace” con noi stessi e con il resto del pianeta.
Oltre ai valori occorre concentraci sulle nostre aspettative: quando ci aspettiamo qualcosa da una persona, le attribuiamo un ruolo nella nostra vita: la “investiamo” di una carica, spesso senza neppure comunicarglielo, né chiedergli se è d’accordo. Per molti anni ho silenziosamente conferito mansioni scomode impegnative a parenti, amici, mariti, capi, vicini di casa, e persino ignari passanti.
Non mi preoccupavo di spiegargli cosa pretendevo da loro, né mi sforzavo di osservarli per capire se stavano attraversando un momento di difficoltà e magari necessitassero aiuto: davo per scontato che dovessero capirmi, rispettarmi, supportarmi, amarmi incondizionatamente, mettermi al primo posto nella loro vita.
Inoltre attribuivo loro missioni e obiettivi titanici, che neppure io ero in grado di portare a termine: mi aspettavo risolvessero i miei disagi e le mie inquietudini. Questo atteggiamento mi allontanava dal mio benessere emotivo, e ovviamente anche dalle persone importanti nella mia vita. Il già citato libro mi ha aperto gli occhi, spingendomi a smettere subito di attribuire agli altri la responsabilità di ciò che non andava bene nella mia vita.
Ho ben chiara la fondamentale importanza rivestita dalle aspettative nei nostri percorsi mentali e decisionali: per questo sono protagoniste nel mio lavoro di coach, insieme ai valori».
Perché è così complicato essere chiari su cosa non vogliamo e non su cosa vogliamo?
«Per capire cosa realmente vogliamo dobbiamo innamorarci di noi stessi, diventare la persona più importante per noi, metterci al primo posto nella nostra vita. Per riuscirci dobbiamo diventare consapevoli dei nostri talenti, dei nostri limiti, e capire cosa ci fa stare bene: dobbiamo soddisfare per primi i nostri bisogni, rispettando i nostri tempi e farlo naturalmente, senza rimorsi. Peccato che questo concetto fondamentale difficilmente ci venga insegnato.
Fin da piccoli impariamo favole, proverbi, parabole e modelli comportamentali secondo i quali il paradiso in terra non esiste, dovremo soffrire per guadagnarci successo e legittimazione sociale, i quali misureranno la nostra felicità.
Spesso ci insegnano che chi si mette davvero al centro della propria scena, pensa al proprio benessere, è un mostruoso egoista.
E allora come si possono posporre le esigenze, le aspettative, le necessita’ e le aspirazioni di mariti, mogli, genitori, figli, animali domestici, fratelli, amici, capi, clienti, o persino ignari passanti e farla franca con la propria coscienza?
Per molti l’unica soluzione è quella di “lasciarsi trasportare” dagli altri, delegando a loro le decisioni importanti, magari per paura di deluderli: in questo modo è facile ritrovarsi in situazioni non coerenti con i propri valori. E per questo diventa “normale” non sapere cosa si vuole davvero».
Quali sono i valori su cui basare il proprio cambiamento?
«Ognuno ha i propri valori, ciò che lo definisce come essere umano. Incentro gran parte del mio lavoro come Coach sui valori: scoprirli è fondamentale per capire se ciò che viviamo ogni giorno è conforme ai nostri principi, o se – al contrario – la nostra professione e le nostre attività quotidiane ci costringono a parcheggiare/congelare o addirittura annichilire ciò che è essenziale per noi.
Vivere e lavorare in armonia con i propri principi è la base di partenza di ogni percorso di vita: essi influenzano i nostri pensieri, le nostre sensazioni e i nostri comportamenti e, quindi, il nostro benessere emotivo. E dal nostro benessere emotivo dipende la nostra qualità di vita, e quindi anche quella di chi ci circonda. Per molte persone vivere un conflitto di valori è spesso la vera e unica ragione di insoddisfazione e malessere. Personalmente credo sempre di più nella generosità, nella condivisione, nell’accettazione dell’altro come risposta a diffidenza, demotivazione e intolleranza, che vedo costantemente aumentare nella nostra società».
Cosa rappresenta per te il successo, Laura?
«Per me il successo vuol dire libertà. È difficile spiegare in poche parole il potere e la libertà che si raggiungono imparando a prendere le redini della propria vita! Mettere i miei talenti al mio servizio mi ha permesso di trasformare le mie passioni in lavoro: questo mi ha regalato la libertà di scegliere come e con chi passare il mio tempo.
Per molti anni ho inseguito il benessere economico e la realizzazione professionale, ovvero quello che allora consideravo il successo: dopo molti anni di sacrifici finalmente appartenevo alla direzione generale di una banca, dove mi dedicavo a studiare e promuovere la soddisfazione dei clienti e la gestione dei reclami, attività che mi appassionava, ma includeva alcuni “intoppi”.
Vivevo la gran parte delle mie giornate lavorative con un nodo in gola, costretta a seguire regole lontane dai miei valori, circondata da individui con i quali non avrei condiviso neppure un viaggio in ascensore, quelli rapidi, da grattacielo. Soffrivo ogni giorno svendendo i miei talenti ad altri, che neppure li apprezzavano. Allora dilapidavo interamente il mio lautissimo stipendio comprando ogni genere di capo e oggetto costoso che realmente non necessitavo e spesso neanche indossavo o utilizzavo.
Questo mi provocava un disagio, che piano piano è diventato insostenibile: una bella mattina ho capito che il successo dipende dal mio benessere emotivo, e che per ottenerlo avrei dovuto trovare un contesto dove poter fissare regole in linea con i miei valori.
Quel giorno è iniziata una nuova era: scendere dalla giostra ha riequilibrato i miei valori, mettendo il successo professionale e la prosperità economica agli ultimi posti della mia classifica, e piazzando sul podio la salute, l’amore per me stessa e per le mie capacità, e il bisogno di lavorare onestamente, sempre perseguendo la soddisfazione dei clienti, che è la mia vera “missione”.
Il mio biglietto da visita, fino ad allora ostentato con finta noncuranza ma autentica soddisfazione, da quel giorno in poi è diventato utile per mille scopi alternativi: spessore per tavoli traballanti, righello improvvisato per tracciare linee con la matita, biglietto per appunti volanti, carta per origami.
Ho impiegato i successivi due anni analizzando in modo approfondito le mie risorse finanziarie, le mie capacità, e ho capito ciò che ritengo essenziale per me: vivere conformemente ai miei valori di essere umano, dedicandomi al coaching e all’ospitalità, rispettando me stessa e chi/cosa mi circonda » .
Ci inviti a cambiare, sappiamo che è giusto ma ci fa paura. Come possiamo attivare il primo passo del cambiamento?
« Esistono persone che hanno paura addirittura di sognare una propria differente esistenza: solo pensare e immaginare una diversa e nuova vita, provoca in loro una istantanea censura interna. Trovare scuse per non cambiare una situazione che a parole si detesta, ma nei fatti si considera accettabile, è un meccanismo di “autodifesa”.
Cambiare spaventa perché costringe a uscire da uno spazio nel quale ci si sente al sicuro: facendo le stesse cose, si sa perfettamente cosa ottenere, mentre mettendo in atto nuovi comportamenti, obbligatoriamente si produrranno risultati sconosciuti (almeno all’inizio).
Di fronte a un nuovo obiettivo, un nuovo desiderio, una nuova prova da affrontare, è facile avere paura; anzi, è naturale.
La paura consente a molte persone di non commettere errori clamorosi, ma priva altrettanti individui di vivere esperienze indimenticabili.
Se si decide di non arrendersi alla paura dell’ignoto, inizia inevitabilmente un processo di cambio. Ogni percorso inizia da un piccolo passo: il mio percorso verso la mia nuova vita ha preso il via leggendo un libro!»
Il cambiamento può renderci più autentici?
« Capire cosa davvero vogliamo e mettere ogni nostra risorsa in campo per realizzare i nostri obiettivi ci rende capaci di concentrarci sul nostro percorso, e ci libera dal “dover giudicare gli altri”. Liberarsi dal giudizio ci consente di dedicare a noi stessi ogni energia, ogni nostro talento: è per me il segreto della leggerezza, della autentica armonia con chi ci circonda. Ho capito l’importanza della leggerezza come antitesi alla pesantezza di certe aspettative che attribuivo a me e agli altri.
E ho capito che non tutto dipende da me, ma da me dipende come reagire agli eventi. Ogni giorno assistiamo o siamo protagonisti di fatti che ci sorprendono, cambiano i nostri piani o ci spiazzano, costringendoci a modificare repentinamente molti aspetti della nostra esistenza: la nostra reazione è la discriminante.
Ciò che nell’immediato consideriamo un fatto grave, duro da accettare o difficile da perdonare, nasconde necessariamente conseguenze positive, inimmaginabili a priori.
Spesso ciò che “a botta calda” sembra impossibile da superare, nel futuro si rivela un’insperata botta di fortuna, perché ci obbliga a uscire da una situazione di stallo, di immobilismo, della quale non eravamo soddisfatti, ma che non avevamo il coraggio di cambiare i» .
Come facciamo a sapere di essere sulla strada giusta?
« Per me il segreto è saper riconoscere le nostre emozioni. Siamo abituati a nominalizzare ciò che sentiamo, ovvero trasformare in parole l’insieme delle sensazioni che proviamo.
Capire cosa per noi significa “gioia, felicità, serenità”, ci consentirà di avvicinarci alle attività che ci aiutano a generarla. Allo stesso modo ascoltare le nostre sensazioni ci permetterà di allontanarci da ciò che definiamo “disagio, malessere, paura”.
Saper interpretare i nostri stati d’animo ci consente di capire se stiamo perseguendo obiettivi coerenti con i nostri valori, o se dobbiamo cambiare strada!»
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