Per poter parlare del potere del giornalismo costruttivo rifletto sempre su una domanda: Come si può pensare di restare uniti immergendosi giorno dopo giorno nei problemi? Lo vediamo tutti nella nostra quotidianità: quando siamo in difficoltà e sentiamo il peso di tutti gli intoppi e le fatiche sulle nostre spalle diventiamo persone diverse. Non sempre riusciamo a restare lucidi e a gestire le emozioni negative che questa stanchezza genera.
E allora ci troviamo immersi in giornate pesanti, in relazioni che diventano faticose, in sguardi che sembrano appannati. Anche le opportunità che la vita ci offre e le cose a cui più teniamo sembrano perdere smalto. Le sfumature di colore si attenuano mentre i grigi e i neri emergono. Pensate che sia diverso con le notizie? Non lo è.
Quello che noi mettiamo nella nostra mente influisce sul nostro umore. E mi spiace molto accorgermi che spesso accade per delle scelte che facciamo noi giornalisti. Quale visione del mondo vogliamo offrire alle persone che ci leggono e ascoltano? Questa dovrebbe essere la prima domanda da porsi iniziando una riunione di redazione. Ma è anche la prima domanda che un giornalista freelance può porsi prima di scegliere quale storia raccontare. E, a guardare l’evoluzione dell’informazione oggi, è la stessa domanda che dovrebbe albergare nella mente di un blogger o di un comunicatore, di un influencer o di content writer. Perché, seppur con caratteristiche specifiche della propria professione, siamo di fatto tutti divulgatori di informazioni e di notizie.
Educare o spaventare? Una scelta
Ecco che allora è diventato importante mettere mano alle storie che raccontiamo e prendere una decisione importante: educare o spaventare?
Il giornalismo costruttivo e delle soluzioni educa l’adulto. È un giornalismo che ci mette sempre davanti ai problemi del mondo – inutile fare gli struzzi con la testa nella sabbia – ma lo fa offrendoci anche altre sfumature. Ci racconta di chi ha trovato soluzioni, ci offre ispirazioni su come poter applicare quella stessa soluzione nella nostra vita o attività, ci mette di fronte ai limiti della soluzione e ci offre su un piatto di argento le lezioni che si imparano da una storia. Il tutto condito con una buona dose di etica dell’informazione e deontologia. Elementi questi che appartengono a chi ha scelto la professione giornalistica ma anche a chi sceglie di narrare. Perché al di là di ogni etichetta è bene ricordare che con i nostri contenuti noi entriamo nella vita delle persone. E possiamo entrarci con la gamba tesa, in punta di piedi, con un bella soluzione tra le mani o con un carico di paure e frustrazioni.
Narrare in modo costruttivo non è complicato. Richiede quel pizzico di attenzione in più che spesso viene meno per via della fretta e della superficialità che ci viene chiesta. Ma è pur sempre allenamento di un atteggiamento: con il tempo ci appartiene e corre via più fluido. E non è nemmeno necessario doversi dilungare in approfondimenti complessi. Lo schema è molto semplice e si può applicare a un articolo per il web, a un testo per la stampa cartacea, a un post per i social media, a un podcast o a un video.
Informazione costruttiva: come si fa
La struttura di un contenuto di informazione costruttiva può essere molto ricca ma anche semplice. Partiamo da quest’ultima delineando tre aspetti che non dovrebbero mai mancare:
- Contesto. Di quale problema parliamo? Quali sono i dati e le evidenze? Perché ne stiamo parlando? All’inizio della nostra narrazione è importante dire a chi intercetterà il nostro contenuto che abbiamo valutato un contesto e lavorato su quello.
- Soluzione. Chi ha fatto qualcosa per risolvere la situazione e, soprattutto, come lo ha fatto? La cultura del come è quella che ci fa fare la differenza. Non è sufficiente sapere che qualcuno è stato bravo a trovare e mettere in atto una risposta, è importante raccontare come lo ha fatto perché possa essere di esempio per altri. Non servono eroi ma persone e percorsi.
- Lezione. Cosa impariamo da quanto narrato? Lo sappiamo che la vita ci offre l’opportunità di imparare sempre e di farlo attraverso le storie che incontriamo. Mettiamo a fuoco questi insegnamenti nel nostro racconto. È una forma di condivisione costruttiva che consente di ispirare altri.
Quando si mettono in atto questi semplici passaggi possono accadere cose straordinarie. Si crea un senso di comunità e di appartenenza più forte e si riesce a guardare al futuro con speranza. Perché quello di cui abbiamo bisogno, noi tutti, è di sentirci parte di un mondo che sa anche alzarsi e ricominciare o rinnovarsi.
E là fuori, ovunque nel mondo, ci sono tante persone che lo stanno facendo proprio in questo momento. Conoscere queste storie ci consente di toglierci di dosso quella pesantezza dettata da una vita di soli problemi.
E non è un buon motivo questo per credere nell’informazione costruttiva?
Questo articolo è stato scritto per la Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva 2021 Segui l’hashtag #GNIC2021 per scoprire gli altri contenuti della giornata
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