Il successo è il grande tema dei nostri tempi. Se ne parla e legge ovunque e talvolta in modo fin troppo superficiale. Ci vengono presentate grandi storie a tratti eroiche che spesso ci appaiono così distanti da generare più frustrazione che motivazione. Altre volte ci raccontano che il successo è legato al potere, al denaro e alla realizzazione professionale dimenticando che non c’è peggior ricetta delle ricette quando non parliamo di cucina. Mi sono fatta una mia idea in questi ultimi anni: il successo – come la felicità del resto – è qualcosa di molto personale.
Ci siamo così abituati a essere omologati in tutto che dimentichiamo non solo la nostra unicità – in quanto esseri umani con storie di vita differenti – ma anche il potere della personalizzazione. Come può venirci in mente che la strada del successo di chiunque altro possa essere anche la nostra? Con questa domanda nella testa ho raggiunto il life e business coach Stefano Pigolotti sul Lago di Garda, nel suo nuovo spazio dedicato alla creatività: The Clab – creative lab.
Dopo aver letto il suo libro “Il tuo destino è sbocciare”, aver seguito alcuni suoi corsi e condiviso pensieri e riflessioni, mi sono fatta l’idea che Stefano potesse davvero raccontare il successo in una chiave differente. Più onesta e costruttiva. Così abbiamo organizzato una lunga chiacchierata che si è rivelata ancor più sorprendente di quanto potessi pensare.
Il successo è autorealizzazione.
«Il successo altro non è che autorealizzazione. Ossia: assoluta e personale realizzazione dei propri valori. Per questo possiamo affermare che il successo è raggiungibile da tutti, a patto che si chiariscano i propri valori. Quelli che vogliamo fare emergere nel nostro percorso di realizzazione personale – Stefano comincia così a parlarmi della sua definizione di successo. «Insisto sempre molto sulla consapevolezza di sé perché ritengo che sia la vera chiave per una storia personale di successo. Per realizzarci abbiamo bisogno di esprimere tutto di noi stessi e avere il coraggio di dare un nome e cognome ai nostri valori personali senza timore che possano essere giudicati da altri».
Va da sé che la società ci condiziona. Se negli Anni ’70 avere successo era strettamente legato a diventare piccoli imprenditori, oggi è più forte l’idea di diventare icone. E nulla esclude che possano essere anche questi gli ambiti in cui realizzarsi, la domanda da porsi, però, è: lo voglio davvero? «Il successo è stare bene. È provare quella sensazione di leggerezza nello stomaco di quando sappiamo di fare la cosa giusta nel momento giusto. Almeno una volta nella vita ognuno di noi ha provato quella potente sensazione di leggerezza per aver fatto la scelta giusta: se impariamo a recuperare quel sentimento allora recuperiamo la nostra idea di successo. Che si traduce nella capacità di scegliere in modo che cuore, testa e pancia siano allineati. E l’unico modo per farlo è dare voce e forza ai nostri valori personali. La felicità arriva solo per coerenza, non esiste altra strada».
Saper scegliere in modo autentico per noi e riuscire a godere di ciò che ci riesce meglio nell’insieme. Ma essere anche disposti a trasformare il dolore in modo costruttivo. «Il concetto di dolore educante è importante per la nostra evoluzione. Si tratta di un’ancora di consapevolezza. Nessuno è immune da ciò che fa male: esperienze, eventi, passaggi difficili della vita. Non è nascondendo la vulnerabilità che si ottengono risultati, ma è dando ad essa il giusto valore. Il guerriero non può essere invincibile, altrimenti che guerriero sarebbe? E pensiamo ai super eroi. Sono anch’essi vulnerabili: Superman si indebolisce con la criptonite e Spiderman, senza costume, è insicuro e timoroso».
Ogni attimo non ha motivo di esistere se non in un insieme più ampio.
Stefano Pigolotti
Ciò che conta è la visione d’insieme.
Tutto ciò che sta al di fuori della consapevolezza dei propri valori – denaro, soddisfazione, opportunità, visibilità – è una conseguenza del successo. Sono pezzi di un puzzle che rispondono a un disegno più grande. Talvolta accade che ci fissiamo sul dettaglio e smettiamo di allargare lo sguardo e accogliere la prospettiva. «Allenarsi alla visione d’insieme significa guardare il mosaico che abbiamo di fronte con la consapevolezza che è composto da piccoli dettagli. Ma il dettaglio non ci procura l’effetto sorpresa che genera un mosaico su una parete guardato nella sua totalità. Tradotto in esperienza di vita significa godersi l’attimo in un’esplosione più ampia».
Non siamo invincibili, e guai a pensare di esserlo o che esistano persone così nella realtà, abbiamo valori che sentiamo appartenerci, siamo pronti a essere educati dal dolore e capaci di scegliere. Tenendo questi pezzi del mosaico ben in mente ci incamminiamo sulla strada del nostro successo. Poi accade di cadere e fallire. Questo ci raccontano: il fallimento fa parte del viaggio. Ma non è che questo approccio ci ha messo in testa che senza fallimento non c’è successo?
«Quella frase che ci dicono “ti puoi permettere di fallire” è un grande alibi e anche pericoloso. Naturalmente non possiamo sapere cosa accade lungo il percorso ma autorizzarsi al fallimento spinge a imbarcarsi in sentieri che non ci appartengono fino in fondo perché non hanno alla base la nostra vera essenza. Quando scopriamo chi siamo davvero abbiamo già vinto ed è questo il vero successo. Quello che non ha bisogno di etichettare gli eventi con la parola “fallimento” ma si formula sull’esperienza e sui propri valori».
Quando scopri chi sei hai già vinto. È questo il vero successo.
Stefano Pigolotti
Per stare bene, quindi, non ci resta che accettare di essere unici e di avere la bacchetta magica della consapevolezza. L’unica che vale la pena di possedere. Ho chiesto a Stefano di donarci una riflessione finale sul tema del successo e le sue parole sono state: desiderio e scomodità. «Quante volte abbiamo confuso l’aspettativa con il desiderio? Troppe. L’aspettativa è di fatto una pretesa, il desiderio è un fuoco ardente che ci spinge a essere chi siamo. E quanto alla scomodità: se ci troviamo davanti a una scelta, stiliamo la lista dei pro e contro, cerchiamo la differenza tra comodità e scomodità e poi scegliamo quest’ultima. Lì, c’è il meglio per la nostra esperienza. E in ogni caso, stiamo alla larga dalle ricette».
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