C’è stato un tempo in cui ero convinta che la zona di comfort fosse un concetto da cui stare alla larga. L’idea di una vita con il freno a mano tirato mi procurava angoscia. Frutto di esperienze di crescita personale eccessivamente semplificata, credevo che avere una zona di comfort fosse sbagliato. O meglio, limitante. Impossibile crescere se vuoi restare lì, nella tua stanza arredata con ciò che più ami e ti da sicurezza. Fuori dalla porta esiste un mondo da esplorare.

Con l’obiettivo di tenere sempre allenata la mia curiosità, ho cercato nuove esperienze, confronti e incontri per poter approfondire questo tema. Non è possibile che un concetto debba essere buono o cattivo: esisteranno pure delle sfumature? La tendenza alla polarizzazione ci invita a definire ogni cosa nella sua dualità. Ma io non amo il concetto bianco o nero. Io sono quella dei grigi di varie sfumature. La zona di comfort è un ambiente piacevole in cui stare: è così che ce la presentano. Emblema della sicurezza e dell’accoglienza. Porto sicuro e al tempo stesso gabbia, ci dicono. Ma senza sbarre o catene che ci legano. E questo non è un dettaglio trascurabile. Nulla ci impedisce di allenare il coraggio, la creatività e la nostra straordinaria immaginazione per vivere la zona di comfort in modo costruttivo.

Mi sono fatta l’idea della comfort zone come di un rifugio in cui tornare con le proprie esperienze, le lezioni apprese e quella nuova luce negli occhi acquisita dopo un incontro. Casa. Ma non una casa statica, è un appartamento che ogni giorno accoglie nuovi spazi e nuovi dettagli. Un quadro in più, un complemento d’arredo, una stanza, un piano. Cresce ogni giorno in base alle nostre esperienze. Ci offre una porta da cui uscire per tornare più ricchi di prima.

«La comfort zone rappresenta la riduzione delle nostre potenzialità». Le parole di Stefano Pigolotti, coach e autore del libro “Il tuo destino è sbocciare” hanno riacceso in me la riflessione su questo tema. Quando scegliamo – e delimitiamo con confini troppo netti – l’area in cui vivere perdiamo le opportunità che ci vengono offerte. La scelta non è di abbandonare o meno la zona di comfort. L’opzione che ci viene proposta dalla vita stessa è quella di affacciarci alla finestra, respirare aria nuova, uscire dalla porta, correre per le scale. Conoscerci. Divertirci. Esplorare. Vivere, insomma. E poi rientrare con un secchio di vernice per colorare le pareti della nostra nuova stanza. E proprio lì, in quella stanza, goderci la sensazione di allargamento dei confini riflettendo sul fatto che tutto questo è replicabile all’infinito.

Uscire dal guscio non solo è entusiasmante ma è anche l’opportunità che abbiamo per evolvere e scoprire le nostre potenzialità. Ho imparato molte più cose di me spingendomi oltre il confine che rifugiandomi negli ambienti ormai noti. Ma è stato ogni volta speciale rientrarci, in quegli ambienti. 

Non saremmo onesti se affermassimo che non abbiamo mai il desiderio di ciò che è noto e rassicurante.

Pensa all’ultima volta che hai fatto qualcosa di inconsueto per te, o, meglio ancora, ciò che per te rappresenta una follia. Quanto è stato bello tornare in te e percepire l’emozione di chi sa di aver preso una boccata d’aria rigenerante? E quel nuovo dettaglio che hai aggiunto alla zona di comfort: non ha un valore inestimabile?

Ricordati di quell’emozione la prossima volta che non vuoi varcare il confine.