Perdere il lavoro è sempre un trauma. Nella scala di Paykel, utilizzata sia in psichiatria che in medicina psicosomatica, tra gli eventi più stressanti per una persona si trova al primo posto il lutto, seguito dalla perdita del lavoro e poi il divorzio.
In un periodo di instabilità come quello che stiamo vivendo poi, anche solo la paura di perdere il lavoro è una fonte di grandissimo stress. Secondo quanto riportato da Repubblica Economia, sei italiani su dieci temono che le loro aziende non riescano a risollevarsi dal lockdown forzato e si dicono convinti che la pandemia abbia già diffuso il suo impatto negativo sulle aziende.
Perdere il lavoro è un trauma
Può sembrare esagerato parlare di vero e proprio trauma ma le ricerche dimostrano che la perdita del lavoro può comportare ansia e sintomi depressivi. Non è solo una questione legata alla paura di non poter provvedere ai propri bisogni e a quelli della propria famiglia. C’è anche un fattore di natura più profonda: molti di noi ormai identificano il chi sono con il proprio lavoro.
Quando si perde il lavoro si finisce per perdere così anche un pezzo importante della propria identità personale.
A questo si aggiunge il senso di impotenza dovuto al fatto che, magari per settimane o persino mesi, non si riesce a trovare un nuovo impiego.
Insomma, un’amichevole pacca sulla spalla o una spalla su cui piangere non sono un rimedio sufficiente per chi si trova nella condizione di aver perso il proprio lavoro.
Come fare quindi per affrontare in modo costruttivo questa difficile sfida?
Vincere l’impotenza dovuta alla perdita del proprio lavoro
Come ben spiega il Prof. Martin Seligmann con i suoi famosi esperimenti sull’impotenza appresa, quando un essere vivente viene messo in una situazione di condizioni disagevoli dalle quali non può sfuggire, nasce un senso di impotenza che sfocia facilmente in sindrome depressiva.
Ed è proprio nel senso di impotenza che dobbiamo individuare la chiave di volta per creare una risposta costruttiva, capace di ridare la forza per ricominciare e soprattutto la possibilità di riuscire nel minor tempo possibile a trovare una nuova soddisfacente posizione lavorativa.
La prima cosa infatti che appare a chi ha perso il lavoro è la volontà di trovarne un altro quanto prima. Trovare un nuovo lavoro diventa quindi l’obiettivo totalitario su cui riversiamo le nostre attenzioni.
Il che è logico, ma tecnicamente non è il punto migliore su cui poggiare la propria attenzione.
Per quanto sia diffuso sentir parlare dell’importanza di definire un obiettivo per avere motivazione e direzione, ancora molti commettono grossi errori nella definizione dei propri obiettivi. Il “devo trovare un nuovo lavoro” è un esempio tipico di questo errore. E non tanto perché non specifica un termine temporale preciso.
Il vero problema di questo obiettivo è che si tratta di un obiettivo di risultato.
Quello che non dipende da noi
Gli obiettivi di risultato, a differenza degli obiettivi di prestazione, non sono completamente sotto il nostro controllo. Nel caso del lavoro, “trovare un nuovo lavoro” è esattamente un obiettivo di risultato: non dipende solamente da te ma anche dal mercato. Si tratta di un errore strategico importante perché, se una cosa non è completamente sotto il tuo controllo, il rischio di frustrazione è altissimo.
Agire da una condizione di frustrazione porta immancabilmente le nostre energie a spegnersi, la nostra azione diventa meno efficace in una circolo vizioso discendente: più tempo passa senza ottenere risultato, meno sei motivato, meno agisci efficacemente, più ti senti impotente.
Per uscire da questo circolo vizioso è fondamentale passare a ragionare in termini di obiettivi di prestazione.
Inviare il curriculum non basta
Nel caso di chi cerca un nuovo lavoro un obiettivo di prestazione è, ad esempio, il numero di nuovi collegamenti che ti procuri su Linkedin ogni giorno o il numero di post commentati ogni giorno, il numero di post scritti ogni giorno o il numero di persone in target con cui sei entrato strategicamente in contatto in una settimana.
Naturalmente, come la parola ben sottintende, obiettivi di performance non significa fare per il semplice fare. È fondamentale agire in modo performante, il che è possibile solo se hai alla base un chiaro piano d’azione strategico. Un piano che parte dalla conoscenza dei tuoi punti di forza, dal censimento accurato delle tue competenze e da una strategia mirata di ricerca di opportunità nel mercato.
Il semplice invio di curriculum, il rispondere ad annunci online o il chiedere quando capita ai propri conoscenti se hanno sentito di qualche posizione aperta è un modo di agire casuale, non strategico e che quindi rischia solo di aumentare il senso di impotenza.
La forza di ricominciare dopo aver perso il lavoro
Un ultimo fondamentale elemento viene da un terzo tipo di obiettivi, conosciuto in psicologia ma quasi sconosciuto ai non addetti ai lavori.
Si tratta degli obiettivi di processo ovvero di come ti prefiggi di affrontare la montagna che stai per scalare.
Un obiettivo di processo è ancora di più sotto il tuo controllo perché si tratta di agire sui tuoi pensieri e sul tuo atteggiamento nei confronti della situazione che stai vivendo.
Moltissimi studi hanno ormai dimostrato che un fattore decisivo nel superamento di qualunque sfida sta nell’atteggiamento con cui la si affronta.
Detta in altre parole: se anche ti prefiggi correttamente un obiettivo di prestazione ma lo affronti con sfiducia e il pensiero interiore che “tanto non serve a niente, è tutto uno schifo”, il risultato non arriverà.
Purtroppo, per formazione e cultura non siamo abituati ad affrontare ostacoli o sfide facendo attenzione al nostro modo di pensare. Preferiamo spesso lamentarci e aspettare di essere salvati dall’esterno, piuttosto che assumere il pieno controllo del nostro potere personale e costruire le nostre opportunità.
Certo, affrontare un momento o un periodo difficile non piace a nessuno.
Certo, un atteggiamento positivo da solo non ti farà trovare un lavoro.
Ma altrettanto certo è che senza un atteggiamento costruttivo non potrai che allungare la tua agonia.
La forza di ricominciare insomma, non è qualcosa che sgorga da una qualche fonte misteriosa nascosta chissà dove. È il risultato di un piano d’azione preciso, portato avanti quotidianamente con disciplina, impegno e fiducia in se stessi.
Da dove ricominciare dopo aver perso il lavoro?
Alla luce di quanto detto fin qui, la primissima cosa da fare quando ti ritrovi senza lavoro è fermare ogni pensiero del tipo “Oddio e adesso come farò”.
Non è semplice ma è indispensabile recuperare il più rapidamente possibile lucidità. Agire nel turbine della confusione generata dalla paura è quanto di più dannoso tu possa fare per la tua situazione.
Siediti in un posto tranquillo, prendi carta e penna e comincia a chiederti:
- Quali sono TUTTE le possibili posizioni lavorative per cui posso candidarmi. Non limitarti al lavoro che hai fatto fino ad oggi. Fai mente locale anche di lavori fatti in passato e soprattutto chiediti in quali altre professioni o settori simili potresti riconvertire le tue capacità
- A chi posso chiedere informazioni per capire il mercato e cominciare a sondare l’esistenza di posizioni aperte. Non limitarti semplicemente ai conoscenti stretti, ragiona nel modo più ampio possibile: guarda l’agenda del telefono, scorri l’elenco dei tuoi contatti su Facebook, usa i filtri di ricerca su Linkedin per cercare chiunque non sia nella solita cerchia ristretta delle persone che frequenti ogni giorno.
- Quali sono stati i risultati professionali più significativi che ho realizzato e come questi risultati potrebbero essere d’aiuto sul mercato. Cerca per quanto possibile di quantificare i tuoi risultati e non tralasciare nulla. Anche il più piccolo successo professionale, se adeguatamente “confezionato” può darti una marcia in più nella tua ricerca
Fatto questo dovrai passare a mettere a punto gli strumenti della ricerca lavoro attiva:
- un curriculum mirato per ogni tipologia di professione per cui vuoi o puoi candidarti,
- un piano quotidiano di lavoro su Linkedin,
- una strategia per chiedere appuntamenti e procurarti opportunità di farti conoscere, senza tralasciare di
- studiare per farti trovare preparato quando la proposta di un colloquio finalmente verrà a premiare la tua costanza e la tua tenacia.
In bocca al lupo e ricorda: nessuna notte è lunga abbastanza da non veder sorgere il sole del mattino.
Questo articolo fa parte di Bloginrete de LeROSA, progetto di SeoSpirito Società Benefit srl, in collaborazione con &Love srl e Scoprire cose belle, che ha come obiettivo primario ascoltare le donne, collaborare con tutti coloro che voglio rendere concrete le molteplici iniziative proposte e sorridere dei risultati ottenuti. È un progetto PER le donne, ma non precluso agli uomini, è aperto a chiunque voglia contribuire al benessere femminile e alla valorizzazione del territorio, in cui vivere meglio sotto tutti i punti di vista.
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