Siamo nel pieno del progresso. Potremmo dire che non ci manca nulla se non, forse, la consapevolezza di ciò che abbiamo per farne un uso migliore. Abbiamo informazioni, notizie, prodotti, opportunità, tecnologie e canali. Eppure quello che fatichiamo a conquistare è un presente costruttivo che conduce a una visione del futuro migliore. Provando a fermarsi potremmo scoprire che non è sugli strumenti e le opportunità che dobbiamo portare la nostra attenzione ma, piuttosto, su che uso farne e su come riuscire a generare un futuro migliore.
Immaginazione. Ecco cosa coltiviamo poco. Quel pizzico di immaginazione che ci porterebbe altrove. Sicuramente verso un futuro in cui tutto è più umano, possibile e realizzabile. Quell’atteggiamento che spesso indichiamo nei bambini. Una storia già sentita questa, è vero, ma forse non abbastanza da renderla parte della nostra consapevolezza.
[Tweet “Il buon senso non corrisponde sempre alla buona pratica.”]
Quando un bimbo viene al mondo ha delle nuove cellule neuronali e nei primi anni di vita continua a svilupparne di nuove. Questo è ciò che gli permette di essere sempre così gioioso ed entusiasta, così aperto alle nuove esperienze e pronto ad accogliere ogni cosa come nuova. Poi, il bambino cresce e inizia a creare connessioni in base alle esperienze vissute. Una necessità del nostro cervello che tende ad apprendere dalla realtà. I neuroscienziati affermano che questo flusso di connessioni termina più o meno a 35 anni per gli uomini e 45 anni per le donne.
Se non vogliamo smettere di creare questi link – tradotto, non vogliamo smettere di imparare – dobbiamo lavorarci su: cercare le novità, immaginare, ascoltare opinioni differenti dalle nostre per trovare stimoli, leggere, sperimentare. Dobbiamo, soprattutto, insistere nel credere che le cose possono andare diversamente rispetto alle connessioni che già ci appartengono.
Anne Skare Nielsen, è un’affascinante studiosa del futuro. Una futurologa partner della compagnia danese Future Navigation che si occupa di approfondire tematiche legate a ciò che ci possiamo aspettare oggi e a ciò che possiamo fare – come esseri umani – per modificare il futuro dell’umanità. Parlando con politici, giornalisti e imprenditori, la Nielsen ha stilato una lista di ciò che ci mancherà sicuramente nel nostro futuro: originalità, intimità, cura, considerazione, fiducia e tempo.
Sono questi gli ambiti su cui dobbiamo soffermarci. Quelli che determineranno la qualità del nostro futuro. Oggi esistono elementi che, afferma la Nielsen, ci fanno pensare che stiamo andando in una direzione completamente diversa. Ma è necessario uscire dal paradigma meccanico, quello ben rappresentato dal criceto nella ruota, per entrare nel paradigma organico, quello che investe sulle persone, sul talento e sul potenziale di ognuno di noi.
«Dobbiamo credere che le cose possano cambiare davvero. Accadrà? Non lo possiamo sapere ma questa è la cosa straordinaria, in effetti. Quello che possiamo fare, oggi, è lavorare sulle persone come investimento, sulla natura come nostro partner, sui nuovi leader da modellare, sulla nostra capacità di ascolto corale, sul processo dell’intuizione, sulle relazioni e sull’innovazione. Riassumerei il tutto così: impariamo che è ok essere umani!». Afferma la Nielsen.
Uniamoci di più. Quindi. E non solo in senso geografico.
Facciamolo in senso emozionale.
[Tweet “Uniamoci di più. Quindi. E non solo in senso geografico. Facciamolo in senso emozionale.”]
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