La procrastinazione, di questi tempi, è protagonista di trattati, articoli, corsi di formazione e letture. Ci si riempie le pagine dei libri e ci si costruiscono newsletter di crescita personale. Un tema caldo, contemporaneo. Tutti siamo stati procrastinatori almeno in un periodo della nostra vita, molti sono coloro che continuano a esserlo nonostante la consapevolezza che sia poco produttivo ed efficace.
L’idea, per lo più, è che la causa del costante rimandare sia dovuta alla mancanza di volontà, alla cattiva gestione del tempo o alla scarsità di disciplina. Elementi, questi, che indubbiamente contribuiscono a renderci meno efficaci. Tendiamo a evitare i numerosi impegni che ci cadono addosso e che noi stessi facciamo entrare dalla porta principale.
Ci carichiamo, poi ci manca il tempo, la motivazione e la capacità di organizzarci.
In questi anni ho sentito spesso parlare di procrastinazione in questi termini. Non che non fossi convinta che questi elementi fossero un ottimo punto di partenza, ma da ex procrastinatrice l’argomento mi affascina e ho sempre pensato che non bastassero disciplina, motivazione e gestione del tempo.
Per me, il percorso di liberazione dall’abitudine consolidata di rimandare è stato faticoso, fatto di tante nuove consapevolezze e ha richiesto un profondo lavoro sulle motivazioni che mi spingevano a spostare le azioni che sapevo di dover compiere un po’ più in là. Così in là che talvolta me ne scordavo o diventavano, a mio avviso, addirittura obsolete. Nuova scusa per non fare. Un circolo vizioso che non si risolve semplicemente lavorando sulla motivazione e sulla disciplina. Serve altro.
L’altro che serve è un nuovo punto di vista. A fornirlo è Timothy Pychyl, professore di psicologia alla Carleton University, in Canada, che si occupa di questo tema da oltre vent’anni. Nei suoi studi ha scoperto qualcosa di interessante: la causa principale della procrastinazione non è la tendenza a evitare ciò che dobbiamo fare ma è lo stress. «È un desiderio inconscio di stare bene adesso», afferma il professore. Provare un sollievo immediato e una sorta di libertà da ciò che ci stressa. Quando abbiamo la sensazione di portare troppi pesi sulle spalle – e nella mente – rimandare ci da quel sollievo temporaneo e illusorio che procura una sensazione di benessere. Breve, prima di trasformarsi in frustrazione.
Spesso chi tende a rimandare gli impegni afferma di non avere alcun controllo su questa attitudine. Motivo per cui anche lavorando sulla motivazione si resta impigliati nella frustrazione del non procedere.
Come si interviene in modo efficace sulla procrastinazione?
Il prof. Pychyl fornisce qualche indicazione utile per uscire da questo loop. La prima cosa da fare è riconoscere e accettare. Nessun rimprovero a sé stessi se si è procrastinato. Dopo alcuni studi che hanno coinvolto i suoi studenti, il professore ha evidenziato che coloro che non si rimproverano quando rimandano degli impegni hanno meno probabilità di reiterare il comportamento. Di fatto, chi tende a rimandare pur sapendo che non dovrebbe è molto severo con sé stesso.
La seconda indicazione che arriva dal professor Pychyl e dai suoi collaboratori, è che un’ottima tecnica è visualizzare il proprio sé futuro. Questo consente di acquisire l’obiettività necessaria per agire nell’immediato. Via libera a immagini e percorsi mentali proiettati nel futuro, quindi.
A questo punto, aggiunge il professore, resta solo una cosa da fare: cominciare. L’azione rimane l’unica grande soluzione alla procrastinazione. Attivandoci concretamente alimentiamo la fiducia in noi stessi, facciamo un passo fuori dalla frustrazione e iniziamo a intravedere qualcosa. Una buona scelta, in questa direzione, è di creare un rituale di inizio come potrebbe essere la regola dei 5 secondi che viene divulgata dall’esperta di crescita personale e leadership Mel Robbins. Un metodo di efficacia provata che si basa sul conto alla rovescia: ci occorrono 5 secondi per decidere di rimandare un’azione. Se agiamo in questo lasso di tempo è fatta.
Quando procrastiniamo per lungo tempo iniziamo a pensare di non avere controllo su di noi, con l’azione rivendichiamo il timone della nostra vita.
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