Ogni volta che ripenso al periodo in cui volevo mollare tutto, oggi sorrido con tenerezza. Ma allora è stato un momento veramente difficile per me. Avevo messo in questo blog tempo, energie, passione cosi come nel mio progetto di ispirare le persone a vivere nella gratitudine. Lo stavo facendo da anni ormai. Eppure le cose non andavano come avrei voluto. C’era sempre qualcosa che impediva il fluire degli eventi.
O meglio. Forse dovrei dire che le cose andavano ma non come avrei voluto. Non come avevo pianificato. In quel preciso momento – ormai davvero lontano dal cuore più ancora che per una questione temporale – mi sentivo scoraggiata. Ero li, in casa, a pianificare, scrivere e condividere, scrivere, pianificare e condividere ma la sensazione era che lo stessi facendo per me stessa e basta. Avete presente quando si ha la percezione di “cantarsela e suonarsela”. Ecco quella li. Quella era la mia sensazione profonda. Non era davvero cosi ma io la vivevo in quel modo.
Ma andavo avanti. Andavo avanti perché la sfida era con me stessa e con il mio sogno. Avevo preso una decisione: mollare tutte le collaborazioni e dedicarmi solo al giornalismo costruttivo, ispirare le persone a vivere del bello che c’è nella loro vita. E dovevo farlo. DOVEVO.
Dovevo perché lo avevo deciso e perché leggevo messaggi straordinari da chi cambiava la sua vita in meglio anche grazie alle ispirazioni che riceveva dalle mie storie e dalla gratitudine.
Procedevo con impegno ma con tanta fatica. Fatica a riempire le giornate esperienziali GRATITUDINE di partecipanti, fatica a far accettare gli articoli dai direttori dei giornali, fatica a organizzare interviste con le persone che secondo me avevano un messaggio da dare, fatica a rendere fluidi gli impegni di famiglia con questo lavoro h24. Facevo fatica. E’ stato un periodo di tanti, davvero tanti NO. Un periodo in cui ho dovuto annullare diverse date delle giornate esperienziali per “non raggiungimento del minimo partecipanti”. Mi sentivo sola anche se sola non ero affatto.
Ma andavo avanti. Perché dovevo. Lo avevo deciso io. Dovevo portare una nuova visione della realtà attraverso il mio lavoro. Alcune persone a me care mi dicevano: ma sei sicura che funziona? Ma datti dei tempi se no molla tutto. Non puoi farlo come secondo lavoro? Ma, non capisco come tu possa fare questo e riuscire a guadagnare i soldi per vivere.
Ma io, fino a quel momento, andavo avanti perché dovevo.
Si DOVEVO.
“Non funziona. Io mollo”. Ho affermato questa frase ad alta voce nel silenzio di casa mia. Quelle parole sono rimaste nell’aria come fossero incise su ogni particella di ossigeno. Facevano eco provocando in me una stretta allo stomaco come mai prima mi era capitato. Sono rimasta immobile. Il respiro affannato, la gola stretta in una morsa. Quasi una sensazione di soffocamento. MOLLO. Era quella la parola che urlavano il mio stomaco, la mia gola, il mio respiro. Mi sono resa conto che stavo piangendo e ho lasciato andare questo fiume di lacrime che arrivava dal profondo. E’ passato molto tempo ma non saprei dire quanto.
Poi ho ricominciato a respirare in modo normale. Lentamente.
Ho chiuso gli occhi e mi sono riconnessa con il mio respiro. E’ stato quando tutto sembrava passato, quando la bufera di un attimo prima sembrava acquietata che ho sentito una piccola vocina dentro di me. Quella vocina che per anni non avevo saputo ascoltare, poi mi ero fatta amica e negli ultimi tempi era tornata a offuscare le sue parole. Non la sentivo da tanto tempo. Più o meno da quando era iniziato il periodo di fatica. “Il tuo perché”. Queste le sue parole.
Mi sono alzata dal divano, sono andata a prendere la mia Moleskine e ho cercato la pagina in cui avevo scritto il mio perché. Eccolo li. Ogni parola risuonava dentro di me e portava energia in ogni singola cellula del mio corpo che sembrava riprendere colore dopo mesi. Quel colore vivo che avevano quando ho lanciato il blog, ho scoperto la gratitudine e ho deciso che la mia missione sarebbe stata quella di mostrare alle persone che la vita è straordinaria e che vale la pena di essere vissuta con gioia anche nei momenti in cui tutto sembra andare giù. Possiamo scegliere davvero come alzarci e iniziare a camminare nel modo ogni singolo giorno della nostra vita. Eccolo li il mio perché che avevo messo al servizio della mia professione: il giornalismo. Volevo essere un megafono della vita meravigliosa che tutti possiamo e dobbiamo vivere. Seminare bellezza ogni giorno, prendermene cura tutti i giorni a venire e aiutare le persone che incontro a credere nella meraviglia della propria vita cominciando dal se stessi. Eccolo qui, il mio perché.
Cosa era successo in quel momento in cui avevo deciso di mollare tutto?
Negli ultimi tempi ero entrata nel loop dei risultati e delle aspettative lasciando da parte la spinta straordinaria che ti da solo il tuo perché.
Quel giorno per me è stato uno spartiacque. Ho deciso per prima cosa di prendermi una pausa di qualche giorno per riconnettermi profondamente al mio perché e tornare a muovermi verso la mia missione con l’entusiasmo che meritava.
Ed è stato proprio in quei giorni di pausa che ho ricevuto potenti messaggi da parte dell’Universo. Parole straordinarie dalle persone che avevo incontrato nei mesi precedenti, ispirazioni e soprattutto una cena. Una cena con delle persone a me tanto care con le quali sento sempre una gran connessione e che, quasi lo sentissero, mi hanno accompagnata a comprendere cosa stesse accadendo senza che io chiedessi nulla. Di quella cena ricordo una frase che ha più o meno generato la chiusura dello stomaco come “quel giorno” e il blocco del respiro. “Se qualcosa non ha funzionato è perché tu non hai fatto di tutto per farlo funzionare”. Sapevo che era vera. Ma quanto faceva male.
Dopo quella cena ho avuto bisogno di altri due giorni in cui non ho fatto altro che dedicarmi alla mia famiglia, ai sorrisi, all’energia di ciò che mi fa stare bene.
Poi è passata. Era un mercoledì mattina. Mi sono svegliata con l’entusiasmo di un tempo. Ho riletto il mio perché ( e da allora lo faccio ogni giorno) e mi sono rimessa al lavoro: pianificando, scrivendo, condividendo. Ma ora con il cuore colmo di gioia e di amore e, soprattutto, carico dell’energia del mio perché.
Da questa esperienza ho imparato alcune cose importanti che spero possano tornarvi utili.
Il vostro PERCHE’ è il cuore di tutto. Senza un perché non potete trovare la vostra motivazione autentica e ciò che di fisiologico può accadere in un’attività professionale o nel raggiungimento di un sogno diventa un macigno insopportabile.
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La vostra vocina interiore, quella che sa tutto di voi, non può parlarvi se voi siete in confusione. Liberate la mente quando la sentite pesante e non solo ascolterete lei ma riuscirete a rintracciare anche i messaggi dell’Universo.
L’entusiasmo è un pennello dai mille colori che ravviva ogni singola cellula del vostro corpo. Quando siete in crisi, riaccendete l’entusiasmo. Staccatevi da ciò che vi ha messo in crisi, dedicatevi a ciò che vi fa stare bene. Fino a quando ne avete bisogno. Quando l’entusiasmo torna lo sentite eccome.
Le persone che avete accanto possono mettervi i dubbi quando voi li mettete a voi stessi. Altrimenti non saranno altro che pareri.
A volte basta una cena con le persone giuste, che credono in voi e che lo fanno con amore per riportare le cose alla giusta energia.
Ogni volta possiamo decidere se da una crisi uscire mollando o ritrovando la strada.
Oggi sorrido con gratitudine ripensando a quel periodo. Sorrido e dico un grazie cosi profondo da rimettermi in pace con me stessa, la mia voce interiore e la mia missione. La fatica e il dolore di quei giorni è stata un’esperienza necessaria per me ma quel che è rimasto in me è un dono prezioso che ha arricchito me, il mio lavoro e tutto quello che da li è nato e nascerà.
Photo credit Simone Sciarrillo
Styling Elisa Bonandini
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