La ricetta della felicità esiste davvero? Colleziono da diversi anni aforismi, pensieri e riflessioni sul tema. Non ne ho compreso il motivo fino a quando hanno cominciato a chiedermi perché lo facessi. Nel tentativo di dare una risposta sono arrivata a una conclusione: a incuriosirmi è il concetto stesso di felicità. Quale può essere una sua definizione, possibilmente valida per tutti. Ed è proprio riflettendo su questa mia instancabile collezione, che ho fatto chiarezza: la felicità è una questione personale.
Sono sempre stata scettica sulle ricette facili e adattabili a tutti. Ho la certezza che il vero valore della nostra unicità – che troppo spesso perdiamo nel tentativo di omologarci agli altri – sia proprio nel non avere bisogno di ricette magiche. E ogni tentativo di identificare le 10 cose di sicuro successo da fare ci porta a mettere in atto abitudini che, in buona parte, non ci appartengono. Ne consegue uno stato di frustrazione dettato dall’obbligo che altro non produce che disincanto e perdita di fiducia. Qualcosa del tipo: «non sarò mai felice» o «la felicità non fa per me».
Lasciati ispirare dagli altri
Lasciarsi ispirare da altre vite è una buona scelta. Pensare che tutto ciò che funziona per una persona funzionerà anche per noi, questa no. Non è una buona scelta. Non che si debba scappare da libri, profili Facebook ispirazionali, blog o corsi di formazione. Ma di certo occorre adottare una sorta di principio di adattabilità. Personalizziamo la felicità, questo è il senso.
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Testiamo su di noi ciò che ci viene raccontato, diamoci il tempo per osservare come e se funziona portandola nella nostra quotidianità. E se non dovesse funzionare cominciamo ad adattare l’ispirazione apportando piccoli o grandi accorgimenti. Fino al risultato finale: quello che ci procura gioia. La felicità è allenamento. Di quelli che richiedono un grande impegno. Questa sì, possiamo considerarla una certezza.
Esistono 7 miliardi di ricette della felicità, quanti sono gli esseri viventi di questo pianeta. Qualcuna si assomiglia ma esiste sempre un dettaglio che le differenzia. Ed è, questo, un elemento di grande importanza perché determina e sostiene la nostra unicità. Quando impariamo l’arte della ricerca del dettaglio allora siamo sulla buona strada per accogliere la nostra personale ricetta della felicità. Quella che ci fa stare bene e che fa percepire la nostra autenticità agli altri. La ricetta che portiamo con noi ogni giorno e che ci fa diventare un esempio: copiata da alcuni – quasi sempre senza successo perché siamo esseri unici – e modificata nel dettaglio da altri con un’evoluzione interessante.
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Prova a immaginare miliardi di capolavori autentici di felicità che si incontrano nel mondo. Mi chiedo cosa possano generare.
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