Tendiamo a inventare nuovi problemi: nella vita reale e nel giornalismo. Lo facciamo tutti. Finiamo per credere davvero che si stava meglio quando si stava peggio. Quando avevo 8 anni andavo a scuola da sola con alcuni amici del mio palazzo. Ci si trovava al portone e ci si incamminava. Il tragitto casa-scuola era di circa 5 minuti. Un isolato, per intenderci. Sulla strada incontravamo altri bambini e si creava una carovana allegra di minorenni. Oggi mia mamma sarebbe accusata di abbandono di minori. Ciò che un tempo era un’abitudine innocua, pratica e divertente oggi è un nuovo problema.
Il mondo sta migliorando oppure oggi si sta peggio? Questa domanda affolla la mente di molti e apre sempre dei grandi dibattiti tra le persone, soprattutto dopo aver letto quel che ci propone il giornalismo di oggi. Sono veri entrambi gli scenari: i dati statistici ci raccontano la diminuzione di povertà, violenza, crimini e guerre ma la nostra percezione è quella di una realtà in cui le cattive notizie non sembrano darci tregua.
«Quando i problemi diventano rari, cominciamo a definire più cose come un problema» è quanto afferma Dan Gilbert, psicologo e ricercatore dell’Università di Harvard, tra gli autori del nuovo studio pubblicato sulla rivista Science. L’indagine mette in luce una nostra tendenza: se le cose migliorano noi fatichiamo a notarlo perché identifichiamo nuovi problemi. Gilbert e i suoi colleghi riportano un’analogia interessante che rappresenta perfettamente il concetto. Un medico del pronto soccorso darà priorità a una ferita da arma da fuoco piuttosto che a un braccio rotto. Ma se non c’è alcuna ferita di tale entità diventa urgente il braccio rotto.
[Tweet “Quando i problemi diventano rari, cominciamo a definire più cose come un problema. Dan Gilbert”]
Gli inglesi hanno un termine per questo fenomeno: concept creep. Il significato è quello dell’estensione del concetto. Allargamento a macchia d’olio che in questo caso interessa, secondo lo studio condotto ad Harvard, in particolare i concetti di violenza e trauma. Questi, se ci rifletti, sono stati estesi ad ambiti che in passato erano impensabili. Segno del maggiore rispetto, delle nuove regole di comportamento e della maggiore attenzione alla buona convivenza tra le persone.
Non è sbagliato, intendiamoci. Non lo è in molti casi. Vedi l’esempio del pronto soccorso. Mi chiedo – e ti chiedo – se questo atteggiamento non ci porta a vivere nel problema in modo costante senza permetterci di godere di un’epoca storica decisamente migliore della precedente.
Scrivi un commento