Sono una giornalista e solo qualche settimana fa ho scoperto che per molti anni sono stata affetta dalla sindrome dell’artista affamato. Un concetto molto ampio che vi rendo più chiaro cosi: la scelta di sprecare il proprio talento. E’ quello stato di insoddisfazione e frustrazione in cui ci troviamo quando abbiamo la sensazione di non credere abbastanza in noi stessi, di non riuscire a esprimere il nostro talenti, di sentirci in colpa a chiedere denaro per le nostre doti innate. Non crediamo di poter costruire una vita basata sul talento.
La sindrome dell’artista affamato porta le persone a fare cose per le quali non sono interessate. Sono i casi di chi fa un lavoro che non ama pensando di non poter mai trasformare il proprio talento o la propria passione in una professione.
Ho letto per la prima volta della sindrome dell’artista affamato sul libro “Goditi il viaggio” di Alan Cohen e ha provocato in me un sussulto, una morsa allo stomaco. Parola dopo parola ho sentito che io sono stata affetta da quella sindrome fino a qualche anno fa quando avevo fatto mia la credenza che i giornalisti dovessero guadagnare poco e accontentarsi perché avevano già la fortuna di scrivere.
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Questa sindrome è pericolosa perché conduce all’appiattimento emotivo. Se non crediamo alla nostra passione, al nostro talento, finiamo per condurre la vita che scelgono gli altri per noi. Possiamo anche credere che ci piaccia ma dentro di noi, se ci ascoltassimo, noteremmo una sensazione di fastidio, disagio, frustrazione.
Da dove arriva la sindrome dell’artista affamato? Dagli artisti stessi che lo hanno permesso. Cohen nel suo libro parla di scrittori, artisti, attori, pittori che «credono di dover vivere in un gelido seminterrato, di dover indossare abiti stracciati acquistati nei negozi di seconda mano, di dover compare da mangiare dovendo utilizzare i buoni pasto, di dover guidare una macchina rivestita più di ruggine che di metallo e di dover avere problemi ogni mese con il padrone di casa per il ritardo nel pagamento dell’affitto. In tal modo, l’impoverimento regna sovrano non perché le cose debbano stare così, ma per il 90 per cento delle aspettative al riguardo».
Le aspettative al riguardo. Questa è la chiave. Quando accettiamo uno stereotipo di qualunque genere non ci poniamo più domande e lo facciamo nostro. Scegliamo di aspettarci proprio che accada quanto è sempre accaduto o crediamo sia giusto in quella situazione.
Questo atteggiamento rientra nella scelta di vivere una vita con il pilota automatico, senza porsi domande e senza fare un passo sul balcone per guardare se fuori c’è qualcosa di diverso.
Come uscire da questi stereotipi acquisiti e radicati nella cultura popolare? Portiamo l’attenzione sull’opposto. Cerchiamo esempi di chi fa esattamente il contrario.
Nel caso della sindrome dell’artista affamato possiamo cercare esempi di chi è uscito dallo scantinato per crearsi un futuro differente e ci è riuscito. Questo è un viaggio interessante perché si scopre come la trasformazione può avvenire in un attimo, un singolo attimo. L’attrice hollywoodiana Renée Zellweger non riusciva a pagare l’affitto di casa serenamente ogni mese ma un giorno ricevette una telefonata: era stata scelta per interpretare un ruolo nel film Jerry Maguire accanto a Tom Cruise. Celebre è l’aneddoto di Harrison Ford che si presentò al provino per Star Wars con la cintura di carpentiere durante una pausa di lavoro. Affascinante è la storia di Richard Bach che affidò il manoscritto de “Il gabbiano Jonathan Livingston” alla casa editrice Macmillian prima di partire per un viaggio. Quando rientrò trovò un milione di dollari sul suo conto in banca.
Questi esempi reali e famosi mostrano come sia possibile passare dal giorno alla notte in un attimo se prima di questo attimo c’è stato un percorso di impegno, cura, dedizione e volontà di dare spazio al proprio talento e al proprio sogno.
[Tweet “Non esiste il più bravo, esiste chi ci crede di più e si dedica a tenere vivo il proprio talento.”]
Se in questo momento siete affetti dalla sindrome dell’artista affamato cercate storie che mostrano l’altra possibilità, quella che sceglie di valorizzare il talento. Cercate queste storie tra i personaggi famosi ma anche sotto casa: perché ne esistono molte più di quante si possa pensare. Cercate queste storie tenendo bene a mente che ognuno di noi ha uno o più talenti che lo rendono unico e inimitabile. Non esiste il più bravo, esiste chi ci crede di più e si dedica a tenere vivo il proprio talento.
Quando vedete qualcuno che riesce in qualcosa vivetevi questa opportunità straordinaria di osservarlo e di portare nella vostra storia ciò che apprendete. Non copiate ma lasciatevi ispirare. Perché ogni scelta presa allo stesso modo da 100 persone darà vita a 100 percorsi differenti. E’ questa la vera grande magia dell’umanità.
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