Per gli americani il thank-you note, biglietto di ringraziamento, è un’abitudine consolidata e ben diffusa in azienda, nelle famiglie, nei gruppi di volontariato e anche alla Casa Bianca. Nel loro libro “Treating People Well”, Lea Berman e Jeremy Bernard, segretari responsabili degli eventi pubblici e privati della Casa Bianca in carica rispettivamente con George W. Bush e Barack Obama, hanno raccontato le caratteristiche importanti per scrivere un ringraziamento efficace.

Il thank-you note non è una lettera di gratitudine, è un biglietto che potrebbe apparire come un gesto antico ma che di fatto è una componente fondamentale per una buona relazione sociale e professionale.
Consideralo un momento di genuina connessione e di profondo apprezzamento per una persona che rappresenta un tesoro per te in quel momento.
Presi come siamo dalla velocità delle nostre giornate, prendersi il tempo per scrivere un biglietto di ringraziamento è già di per sé un atto di gratitudine di grande valore.

«Ma se scrivere un thank-you note è cosi importante, perché evitiamo di farlo? Può essere preso come un lavoro in più da svolgere. Ma di fatto, nel mondo esistono due tipi di persone: coloro che sono grati e coloro che non lo sono – affermano i due autori.

Prendersi il tempo, quindi, e metterci la qualità. Questo è quanto suggeriscono Berman e Bernard che nel loro libro evidenziano gli elementi che distinguono un thank-you note efficace, modello White House, da uno senza trasporto.

Comincia ad effetto. L’invito dei due ex segretari della Casa Bianca è di non iniziare un biglietto di ringraziamento con uno scontato “Ti sono grato per “ o “Grazie per” o “Ti ringrazio per …” Questo potrebbe addirittura tuffarci nell’indecisione su come proseguire. L’invito è quello di provare un effetto sorpresa. Nel libro si racconta di un celebre biglietto scritto da Jacqueline Kennedy al suo decoratore Richard Keith Langham che iniziava cosi: «Che occhio straordinario hai e quanto sono fortunata io a poterne beneficiare!». Il concetto è: scrivi come parli, senza formalità. Ed ecco alcuni esempi pratici di cui puoi fare tesoro:

«Sei stato così gentile a pensare a me per Natale»
«Non riesco nemmeno a dirti quanto ho apprezzato…»
«La scorsa serata è stata una delle più divertenti che io abbia trascorso nelle ultime settimane»

Mostra entusiasmo. Dopo l’inizio ad effetto non si può che proseguire nel pieno entusiasmo. Se hai un aneddoto da raccontare questo è il posto giusto in cui collocarlo. Per esempio: «Indosso il maglione che mi hai donato due volte a settimana da quanto mi piace» oppure «non riesco a dimenticare la meraviglia di quel piatto che hai preparato per me a cena» o ancora «Mi sono completamente dimenticato del mio problema dopo aver parlato con te».

Concludi con un pensiero. Scrivi che speri di rivedere presto questa persona o che speri di collaborare ancora assieme, mostra che sei stato bene in sua compagnia o che hai apprezzato il suo lavoro. E termina con un grazie che ora ha tutta la sua ragion d’essere e la sua autenticità.

In sostanza, Lea Berman e Jeremy Bernard ci invitano a esprimere la nostra gratitudine. A farlo con il nostro capo, con un amico, con il proprio mentore.

E se vogliamo trovare un riassunto efficace per questa buona abitudine scomodiamo Franklin Delano Roosevelt, 32mo Presidente degli Stati Uniti, che ha donato tre concetti chiave a suo figlio James prima di uno speech imporante: «Sii sincero, sii breve, resta seduto».