Siamo immersi nella cultura del “mollo tutto”. Non mi piace il mio lavoro: mollo. Non sto bene nella mia relazione: mollo. Alcune amicizie vacillano: mollo. Non ottengo risultati: mollo. Qualche giorno fa leggevo l’ennesima storia di chi ha mollato tutto per andare altrove e ricominciare e questo ha fatto risuonare un campanello in me. Sono stata anche io una fan delle storie “Mollo tutto e…” da lettrice e anche da giornalista alla ricerca di percorsi ispiranti. Ma oggi, con una nuova consapevolezza, mi chiedo: è sempre il caso di mollare?
Mollare. Lasciare. Partire. Questi verbi ricorrono nelle storie di chi ha deciso di andare via da ciò che sta stretto. Ed è giusto, credo, uscire da una situazione che non ci fa stare bene. E’ giusto pensare a se stessi e donarsi la possibilità di una vita più serena, felice e realizzando ciò che abbiamo nel cuore.
[Tweet “Mollare non dovrebbe essere il primo passo. Non dovrebbe essere la prima scelta.”]
Prima di mollare dovrebbe esserci riprovare. Ma dovrebbe esserci anche comprendere e poi mettercela tutta. Prima di mollare dovrebbe nascere il desiderio di conoscere meglio se stessi e il perché in quella situazione non si sta bene. Prima di mollare dovrebbe esserci la consapevolezza che noi siamo protagonisti quanto gli altri del lavoro che non va, della relazione che sembra in stallo, delle amicizie che non funzionano più, di ciò che non porta risultati.
[Tweet “Prima di mollare dovremmo esserci davvero.”]
Esistono, nella vita di ognuno di noi, momenti in cui la stabilità viene meno. Sono quei momenti in cui percepiamo una più o meno importante insoddisfazione interiore e sentiamo di dover apportare dei cambiamenti nella nostra esistenza. Questi sono i momenti di transizione e si presentano anche più volte nella vita. Sono quelli che ci portano a dire: mollo tutto e…
Ma questi momenti sono anche estremamente preziosi. Perché sono le parentesi di vita che ci possono aiutare a uscire da un solco che non sapevamo nemmeno di aver scavato fino ad allora. I momenti di transizione sono quelli che ci aiutano nell’evoluzione del nostro essere e che portano in seno esperienze e lezioni di vita straordinarie.
E’ in questi momenti che possiamo imparare cosa significhi davvero la felicità interiore, la gioia. O che possiamo allenare la gratitudine nelle difficoltà, o che possiamo fare nostro il concetto di resilienza. Sono i momenti che ci portano a un piano superiore della nostra vita dove tutto può davvero diventare meraviglioso.
[Tweet “La felicità non si cerca. La felicità si riconosce.”]
Come amo sempre dire: la felicità non si cerca, la felicità si riconosce ed è dentro ognuno di noi. Questi momenti di transizione offuscano la nostra gioia e la nostra mente. Quindi il primo vero passo da fare è riconnettersi con la nostra essenza, con il nostro scopo nella vita, con ciò che davvero desideriamo.
Riconnettersi per avere chiarezza e per poter poi davvero decidere: “mollo tutto e… “ oppure “resto e… “.