La resilienza e la fiducia devono albergare dentro di noi. Non c’è un luogo più appropriato di quello interiore per costruire la forza necessaria per procedere con i nostri obiettivi e sogni. Nessuno meglio di noi può conoscere quale sia il nostro credo e l’impegno che ci mettiamo, e nessuno può di certo sostituirsi a noi nell’azione.

La resilienza dobbiamo coltivarla individualmente e interiormente. L’ambiente circostante, le notizie che leggiamo e le persone che frequentiamo, però, contribuiscono a forgiare la nostra attitudine. Negare questo è come negare l’evidenza. Possiamo essere forti quanto vogliamo ma lo diventiamo ancora di più se badiamo bene a quali sono le persone con cui scegliamo di accompagnarci nel viaggio, a quali informazioni accogliamo nella nostra quotidianità e a ciò su cui ci soffermiamo.

Un ambiente che sia di supporto, incoraggiante e nutriente è certamente importante per coltivare anche la resilienza personale. Non il sostegno per partito preso, ma la certezza che, una volta assunto il rischio, se dovessimo cadere ci sarà qualcuno ad aiutarci, a sostenerci e a offrirci una mano per rialzarci.

Nel percorso verso ciò che vogliamo realizzare e la persona che vogliamo diventare abbiamo la necessità, di tanto in tanto, di prendere in prestito la fiducia che altri ripongono in noi. Cadere ci rende meno lucidi e, in quei momenti, ci occorre lo sguardo di qualcuno su di noi. Quello sguardo che ci aiuta a vedere come stanno le cose, ad assumere un punto di vista differente, a mettere in chiaro ciò che sta funzionando e ciò che va sistemato. Una fiducia in noi che ci permette di tornare in pista più forti di prima. Ed è questa la forza che ci fa allenare la nostra resilienza e chiarezza.

Collaborare è procedere assieme, rispettarsi e diventare un’entità grandiosa fatta da singole individualità.

Non credo sia possibile ambire a un successo o un cambiamento senza il sostegno di altri. Occorre chi è pronto a darci una pacca sulla spalla ma anche chi ci conosce e sa dirci con franchezza gli errori che commettiamo. È necessario avere nella propria cerchia professionisti a cui ispirarsi ma anche collaboratori che hanno un’attitudine diversa dalla nostra per ampliare la visione. È bene costruire con chi ci riporta al nostro centro quando sbandiamo per paura o insicurezza.

È il coro gospel di cui parla Michelle Obama nella sua autobiografia “Becoming. La mia storia”. Quello straordinario gruppo di persone che fa parte della nostra vita e che in momenti differenti ha fatto e fa ancora il tifo per noi.