Sono tempi, questi che viviamo, che stanno ridefinendo valori ed etichette. Prendiamo il concetto di mediocrità. Intorno a esso si sono accumulati molti pregiudizi di tratto snob. Usiamo questo termine per prendere le distanze ed evidenziare che noi siamo diversi. Non ci riguarda e siamo superiori a qualsiasi cosa sia mediocre, ossia senza alcun tratto distintivo. Il mediocre non si realizza mentre chi punta all’eccellenza ottiene ciò che vuole. Il successo nella sua definizione più strettamente legata a soldi, visibilità e potere.
Le nostre vite oggi sono della migliore qualità se paragonate a quelle del passato. E ne siamo convinti. Almeno fino a quando apriamo un qualunque social media e ci troviamo a dire “non è abbastanza”. Ma come è possibile se noi siamo quelli fortunati della storia dell’umanità?
Nel momento in cui scorriamo la news feed dei social media cominciamo a confrontarci con ogni genere di vita possibile. Ed è proprio questa consapevolezza delle numerose opzioni disponibili che ci rende difficile essere soddisfatti. Tutto ciò che leggiamo ci fa sentire, spesso, inadeguati. Soprattutto quando ci scorre davanti un meme o un post che invita a non essere mediocri per essere felici.
Se sei mediocre non hai ambizioni: è così?
La felicità non è cosa per mediocri mentre l’eccellenza ci porta alla realizzazione personale e quindi alla gioia. Se sei mediocre, pare, sei uno che non ha ambizioni.
Il mito della nostra epoca storica è chiaro: solo la perfezione è accettabile. Mediocre? Non voglio esserlo per nulla al mondo. Quello che mi chiedo, in tutta sincerità, se non abbiamo perso di vista il significato e il valore della mediocrità. Quanto accade intorno a noi ci ha spinto a metterlo nella casella delle cose da evitare ma ognuno di noi si sente mediocre: talvolta per brevi momenti altri per scelta. E se sono mediocre sono necessariamente un fallito? E ciò che risulta mediocre per me non può essere eccellente per altri?
Ci sono persone che svolgono un lavoro definito mediocre da chi ambisce al successo (inteso come visibilità, denaro e potere). Sono le stesse persone che mettono una passione e un impegno tali che si trasformano in esempio per tutti i divulgatori del successo a tutti costi. E non se ne rendono conto perché aprendo i social media la percezione è che loro siano mediocri e la mediocrità non sia accettabile per la felicità. Poco importa se, in realtà, si sentono le persone più felici del mondo nella loro vita. Arriva il dubbio e con esso la frustrazione.
E poi ci sono coloro che il successo lo costruiscono: raggiungono obiettivi ma perdono di vista alcuni valori umani fondamentali. L’umiltà e la semplicità sono tra questi. E allora si convincono che la felicità si misuri in base alla tipologia di esperienze che vivono e non a come loro stessi stanno in quella esperienza.
Ci guardiamo intorno e notiamo questa ambizione costante a raggiungere un meglio fine a sé stesso. Eppure, non è necessario convincerci che ogni singolo attimo della nostra vita debba essere eccellente.
Emancipare la mediocrità consente a noi stessi di cavalcare in serenità la paura di non essere eccezionalmente adeguati e perfetti sempre. E, quindi, di non esserlo secondo i parametri definiti da questa nuova era.
Riprendiamoci il diritto di essere parte della media. Abbracciando l’idea che non tutto ciò che facciamo è eccezionale, insegniamo a noi stessi come apprezzare ogni singolo momento così come viene.
Il successo, come la felicità, è una questione molto personale.
Grazie per l’articolo che apprezzo e di cui condivido i contenuti…in particolare quando parla di come vivere un’esperienza che è la qualità che la connota, non tanto l’aderire ad una scala esteriore imposta.
Trovo che sia fondamentale imparare a goderci le esperienze e ritrovare la nostra vera essenza. Soprattutto quando si parla di obiettivi, progetti e sogni da realizzare. Il bello dell’essere unici – come esseri umani – sta nell’onorare questa opportunità rispettandoci.
Credo che l’aspetto più rifiutato di mediocrità sia quello della limitatezza. E credo proprio sia quello che più vada abbracciato, in accordo con la tua visione. Tutti abbiamo dei limiti e, se li riconosciamo, almeno una volta nella vita possiamo essere certi di sentirci superiori, almeno a noi stessi. Perché riconoscere un proprio limite è già di per sé un successo. Grazie Assunta, per questo post originale e al giorno d’oggi anche un po’ eretico!
Grazie Alberto, ho scoperto che i post eretici sono quelli che toccano corde che vogliamo lasciare silenziose. Eppure son quelle che ci porterebbero a riflettere, scegliere e procedere in modo più autentico lungo la nostra strada. Mi piace sollevare queste riflessioni perché ci appartengono.
Ciao Assunta, condivido il tuo pensiero sulla mediocritá che io chiamo normalitá. Io mi ritengo una persona normale, ho una famiglia stupenda, un lavoro interessante, e cerco di godermi la vita il piú possibile. Questo significa anche che cerco sempre di migliorarmi nel senso che voglio imparare cose nuove, viaggiare per conoscere il mondo e culture diverse, trovare sfide nuove per uscire dalla mia zona di confort. Se per gli altri sono una persona mediocre, primo non mi importa di quello che pensano (questo é stato uno dei principali insegnamenti dei miei genitori, mai lasciarsi influenzare da quello che gli altri pensano di me), secondo sono contenta cosí, nella mia normalitá risiede la mia felicitá. La ricerca del successo come definito nel tuo articolo a mio avviso puó portare tante frustrazioni e delusioni perché non sempre nella vita le cose vanno come vorremmo. E se voli troppo alto, quando cadi ti fai male. Buone cose e grazie per i tuoi articoli.
Mi piace molto il concetto di normalità che esprimi e sono d’accordo con te che possa essere espressione della felicità. Credo che si debba imparare a riconoscere la propria ricetta della felicità e del successo che non è necessariamente quello dei palchi. Per me il successo è essere dove vogliamo stare con chi vogliamo e mentre facciamo ciò che amiamo. Capisci bene che può rientrare tutto in questa casella. Ti abbraccio e ti ringrazio per questo commento.