Il solutions journalism è il giornalismo che racconta le soluzioni. Si tratta di un approccio all’informazione che va a fondo nelle storie, spiega e pone uno sguardo attento su come le persone cercano di risolvere problemi che appartengono al nostro tempo.

Siamo abituati a un giornalismo che ci racconta quello che non va. Ma questa, e lo abbiamo imparato con l’esperienza, non è l’intera storia. Manca un pezzo: quello in cui si narra di chi, invece, ha trovato strade nuove per rispondere in modo concreto a ciò che non funziona.
Il modo di fare informazione come ci viene proposto oggi è molto più simile a un flusso di frustrazione e impotenza. E invece, nel mondo là fuori, c’è qualcuno che sta facendo del suo meglio in ogni ambito.

Perché queste storie non le troviamo sui media?

Le motivazioni sono tante: un’abitudine consolidata alle cattive notizie, la necessità di agire sulla pancia del lettore e su sentimenti come ansia e paura per ottenere più click, la pigrizia a cui siamo arrivati per via della velocità di diffusione delle notizie. Ma c’è anche un altro motivo: raccontare che qualcuno riesce a trovare risposte ai problemi attiva l’effetto “niente scuse”. Ci si accorge che il cambiamento è possibile se si sceglie di percorrerlo e questo ci mette di fronte al fatto che abbiamo scelto di non fare.

E non si tratta di celebrare delle soluzioni possibili o di sposare una causa con dedizione. Il giornalista non fa questo e non deve farlo. Si tratta di raccontare, investigare e coinvolgere il lettore aiutandolo a capire cosa funziona e cosa no di una soluzione, quali sono le evidenze che questa funziona e perché. Ma racconta anche i limiti di una possibile soluzione: dove non si può applicare? Quali le condizioni necessarie affinché si possa replicare? Prova a pensare a un puzzle: ogni elemento, dettaglio e scoperta aiuta a creare il disegno complessivo.

Se curato bene il solutions journalism consente di diffondere importanti ispirazioni che possono aiutare le comunità a gestire grandi problemi sociali come il cambiamento climatico, difficoltà nelle scuole, le violenze, gli atti di vandalismo, un sistema sanitario che non funziona. E non solo, raccontare soluzioni cambia il dibattito pubblico che si toglie dalla necessità di polemizzare per accogliere un dialogo meno polarizzato e più costruttivo.

I quattro pilastri del Solutions Journalism

Il Solutions Journalism Network ha definito quattro punti chiave che evidenziano il valore del giornalismo delle soluzioni. Quello che noi in Italia chiamiamo più frequentemente giornalismo costruttivo.

  1. Risposta a un problema sociale: come funziona la soluzione e quando non può essere applicata.
  2. Fornire intuizioni: raccontare una risposta a un problema in modo preciso e dettagliato consente di divulgare insegnamenti importanti per chi legge.
  3. Attenzione alle evidenze: niente opinioni solo ciò che indica risultati concreti ed effettivi. Possono essere raccontate in modo costruttivo anche le storie che non hanno evidenze ma in questo caso il giornalista deve essere trasparente con il lettore. Quali dati mancano? E perché la storia vale lo stesso la pena di essere raccontata?
  4. Raccontare i limiti delle soluzioni: nessuna storia è perfetta e può accadere che una soluzione efficace in una comunità non lo sia in altre. Va bene raccontare i limiti di una storia e le condizioni affinché la soluzione si renda efficace.

Gli elementi definiti dal Solutions Journalism Network evidenziano come il giornalismo costruttivo e delle soluzioni non possa in alcun modo essere associato al giornalismo positivo delle buone notizie. Siamo su due pianeti molto diversi ed è bene cominciare a familiarizzare con queste differenze.
Allo stesso tempo, questo nuovo approccio all’informazione, ci consente di tornare ad avere fiducia nel giornalismo e nei giornalisti. L’onestà della narrazione è ciò di cui abbiamo bisogno oggi.